Nella seconda decade del ventunesimo secolo circa 300 milioni di persone soffrono di asma nel mondo e 250.000 muoiono ogni anno per effetto di questa patologia. Dal 1970 l’asma è stata classificata come severa patologia per la sanità pubblica. Eppure nonostante sia conosciuta da tempo immemorabile, l’asma rimane una malattia elusiva e ancora poco conosciuta.
La storia
Già nell’antico Egitto si conosceva questa alterazione dell’organismo che si cercava di curare con il kyphi, una particolare fumigazione di incenso. Viene ufficialmente identificata come una specifica patologia dell’apparato respiratorio da Ippocrate di Coo, intorno al 450 a.C., con la parola greca che significa “ansimante” e che costituisce l’etimologia del nome moderno. Si riteneva che la sua insorgenza fosse legata, almeno in parte, alle emozioni.
Dobbiamo aspettare la fine del diciannovesimo secolo, per associare l’asma alla febbre da fieno e quindi ad una causa di tipo allergico. Nel 1905 si iniziò ad utilizzare l’adrenalina come trattamento delle crisi asmatiche. Mentre tra gli anni Trenta e Cinquanta dello scorso secolo, riprendendo in parte le convinzioni della Grecia antica, l’asma viene inserita tra le sette malattie di origine psicosomatica.
Il boom dell’asma
L’asma diviene un problema sanitario globale e significativo tra il 1960 e il 2008, quando si verifica un vero e proprio boom di casi, soprattutto nei paesi più ricchi. Attualmente come abbiamo già accennato circa 300 milioni di persone ne soffrono, il 5% tra gli adulti e il 15% tra i bambini negli Stati che possiedono un servizio epidemiologico strutturato ed efficiente.
Queste percentuali non devono ingannarci però, esse variano significativamente da zona a zona, da paese a paese, da città a città, e le ragioni di queste differenze non sono sempre così chiare e certe. Prendiamo una delle cause a cui si attribuisce l’insorgenza dell’asma: l’inquinamento.
Guangzhou, in Cina, conosciuta anche come Canton, è una megalopoli di quasi 15 milioni e mezzo di abitanti, fortemente industrializzata ha un tasso di inquinamento spaventoso. Hong Kong è distante appena 130 chilometri è priva di industrie e la sua aria è decisamente molto meno inquinata. Eppure l’asma interessa il 15% della popolazione di Hong Kong, mentre nell’inquinatissima Guangzhou, si ferma al 3%!
L’eziologia dell’asma
Rispondere alla domanda cosa scatena l’asma è ancora oggi estremamente difficile, per questo negli anni si sono identificati molti fattori che possono contribuire alla sua insorgenza. L’asma è una patologia prevalentemente infantile e maschile, che fortunatamente nel 75% dei casi, in età adulta, recede fino a scomparire. Il limite dell’insorgenza dell’asma tra i bambini è situato a 13 anni, dopo tale età è estremamente raro che si contragga la malattia.
Nei bambini una delle possibili cause è essere obesi o sottopeso. Nel primo caso l’asma è più frequente, nel secondo la malattia è più severa. I fattori di rischio per l’asma sono numerosi, hanno origine genetica e ambientale e ognuno può contribuire con peso differente nella manifestazione della patologia. I principali sono predisposizione genetica, allergie, infezioni, dieta, condizioni igieniche, inquinamento dell’aria e attività fisica.
Ma nessuno di questi fattori è del tutto convincente. Prendiamo ad esempio gli acari della polvere, pelo di gatto, sostanze chimiche, fumo di sigaretta o inquinamento atmosferico tutti fattori che vengono richiamati come possibili cause dell’insorgenza dell’asma. Ebbene molti studi dimostrerebbero che nessuno di questi fattori è pienamente responsabile della malattia, mentre tutti sono potenzialmente attivatori degli attacchi classici di questa patologia, per chi ne é già sofferente.
Cosi dichiara Neil Pearce, professore di Epidemiologia e Biostatistica della London School of Hygiene and Tropical Medicine, uno dei massimi esperti di asma del mondo: «Per molto tempo l’asma è stata ritenuta un disturbo neurologico: il sistema nervoso inviava segnali sbagliati ai polmoni. Poi, negli anni Cinquanta e Sessanta, fu avanzata l’ipotesi che si trattasse di una reazione allergica e persino i manuali di oggi sostengono che l’asma è causata dall’esposizione agli allergeni durante i primi anni di vita. Idea, però, quasi del tutto errata. Ora si sa che la faccenda è molto più complessa. Una metà dei casi mondiali coinvolge le allergie, ma l’altra è dovuta a cause diverse, a ignoti meccanismi non allergici.»
Gli attacchi d’asma
C’è un’altra ragione che rende questa patologia alquanto singolare rispetto a molte altre malattie dell’apparato respiratorio. Non sempre i suoi sintomi sono presenti. La maggior parte delle volte la funzionalità polmonare degli asmatici è ottima. I problemi si manifestano esclusivamente durante gli attacchi. Quando avvengono il respiro si fa sibilante e fischiante, associato a difficoltà respiratoria, senso di costrizione toracica e tosse.
Tali episodi si presentano generalmente “a crisi” lasciando periodi di relativo benessere fra un attacco e l’altro. I sintomi elencati sono di solito associati con diffusa, ma variabile broncorestrizione reversibile dopo terapia con broncodilatatori o spontaneamente.
Una malattia occidentale e alcune teorie che vorrebbero spiegarla
L’analisi epidemiologica ci dice che l’asma è una malattia prevalentemente occidentale. Per cercare di spiegare questa oggettiva tendenza numerica sono state richiamate diverse elementi di rischi. Uno di questi è la cosiddetta “ipotesi dell’igiene”. Una precoce esposizione agli agenti infettivi, secondo questa teoria, temprerebbe l’organismo dei bambini rendendoli più resistenti all’insorgere della malattia. I bambini occidentali, immersi in una maggiore pulizia degli ambienti e con una rigida igiene personale, essendo meno a contatto, negli anni cruciali, con molti patogeni, sarebbero “prede” più facili.
Invocata anche da altre malattie dall’eziologia complessa e ancora non del tutto nota, l’ipotesi dell’igiene, anche in questo caso non convince del tutto. Un esempio è il Brasile che ha un alto tasso di infezioni e un alto tasso di asma. Anche l’inquinamento è certamente un fattore di rischio ma non è la risposta definitiva, come abbiamo visto nella correlazione tra la megalopoli di Guangzhou e la vicina Hong Kong.
Una teoria interessante e che meriterebbe di essere esplorata è quella avanzata da Thomas Platts-Mills della University of Virginia che collega l’aumento dell’asma alla diminuzione delle ore trascorse all’aperto. Qui viene chiamato in causa lo stile di vita occidentale. I bambini degli ultimi 30 o 40 anni, giocano meno all’aperto, corrono di meno fuori casa e passano invece molte ore seduti davanti alla televisione, ad una console o semplicemente allo schermo di uno smartphone.
La sedentarietà non soltanto non “allena” i polmoni ma abitua a respirare in modo differente. La passività davanti ad uno schermo induce ad una respirazione meno frequente e meno profonda. Secondo altre teorie un ruolo nel contrarre la malattia l’avrebbero i virus. Uno studio del 2015 condotto alla University of British Columbia indica che l’assenza di quattro microbi intestinali (Lachnospira, Veillonella, Faecalibacterium e Rothia) nei neonati è associata allo sviluppo dell’asma nei primi anni di vita.
Tutte queste teorie, sia chiaro, sono tutte da verificare. Quello che pare assodato è che non esiste una causa unica per l’insorgenza dell’asma, così come non è chiaro, perché diventando adulti, il 75% degli asmatici guarisce.
La diffusione nel mondo
Come abbiamo più volte sottolineato in questo articolo, l’asma è una malattia che riguarda principalmente i paesi ricchi del pianeta. In Gran Bretagna è la quarta causa di morte infantile. Negli Stati Uniti tra il 1980 e il 2000 i casi sono raddoppiati e i ricoveri triplicati, a conferma di una maggiore virulenza della malattia. Lo stesso andamento avviene in Scandinavia, in Australia, Nuova Zelanda e in alcuni paesi più sviluppati dell’Asia.
In Italia, si stima che circa il 5% della popolazione (circa 3 milioni di persone) sia affetta da asma bronchiale e che il 10% dei soggetti asmatici presenti una forma di asma grave (circa 300.000 persone).
L’87% dei pazienti presenta almeno una comorbidità, il 77% almeno due. Le comorbidità includono patologie che hanno un meccanismo d’azione comune con l’asma, come la rinosinusite o la poliposi nasale, ma anche malattie croniche conseguenti all’uso protratto di cortisonici per via sistemica (come obesità, diabete, ipertensione arteriosa).
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Per saperne di più:
Fonti:
salute.gov.it
alcune voci di Wikipedia
Bryson, Bill. Breve storia del corpo umano: Una guida per gli occupanti