sabato, Maggio 18

Le “amorevoli” cure di alcuni pesci maschi

La cura affettuosa ed assidua dei piccoli esseri umani, in generale, era ritenuta da sempre ad appannaggio totale (o quasi) del genere femminile. Invece negli ultimi tempi, per vari motivi, che vanno dai divorzi e separazioni ai lavori prolungati ed impegnativi di molte donne, capita sempre più spesso che siano anche alcuni “papà” di occuparsi maggiormente dei propri figli, svolgendo anche mansioni domestiche, ritenute un tempo soprattutto femminili, come rassettare e cucinare.

Eppure da tempi ben più lunghi, i maschi di alcune specie di pesci dimostrano una particolare e insospettata dedizione verso i nuovi nati, che parte dalla protezione delle stesse  uova.

Innanzitutto, ce ne sono alcuni capaci di “partorire” i figli. L’esempio più noto è offerto dai maschi dei cavallucci marini,dalla tipica forma curvilinea, che, dotati di una sacca ventrale, il marsupio, vi accolgono le molte uova deposte dalla femmina, circa 2000, di appena 2 mm circa. Esse poi dalla parete interna ricevono cibo fino alla schiusa ed uscita. I padri hanno persino l’accortezza di rilasciarli nei periodi di alta marea, in modo da evitarne la concentrazione in acque più basse.

 Anche i maschi dei pesci ago, con una forma allungata, sono capaci di “partorire”. Altri pesci  arrivano addirittura ad offrire la propria bocca come nido, per mantenere al sicuro le proprie uova: il pesce mascella, con apertura boccale molto grande e il pesce cardinale.

 Invece altri ancora costruiscono nidi particolari: il più originale è forse quello del combattente che li fa con bolle d’aria, ricca di Ossigeno, gonfiate a pelo d’acqua, in cui spingono le uova fecondate; ma non basta, diventano talmente ostinati ed aggressivi nella difesa, da respingere persino le mamme in modo da restare da soli, dopo la schiusa!

pesce combattente

Forse il più forte istinto paterno è quello del pesce pagliaccio, che grazie all’azione di un ormone, l’isoticina, si occupa pazientemente e accuratamente delle uova in vari momenti: pulizia dai funghi, rimozione di eventuali detriti e immissione frequente di aria ricca di Ossigeno. Tutto questo forse gli riesce più semplice che non in mare aperto, avendo a disposizione un posto ben più ristretto, tra gli anemoni di mare in cui si rifugia.

Se l’ossicitina spinge le contrazioni al parto e rafforza il legame tra madre e neonato, oltre ad essere l’ormone dell’innamoramento e dell’affettività, in modo simile l’isoticina determina un legame tra maschi di questa specie e le uova, tale da prendersene cura. Infatti, quando gli scienziati hanno bloccato questo ormone, i maschi non si sono preoccupati più di proteggere le uova.

Inoltre è stato scoperto che tale cura, di cui si occupa anche la compagna, non si limita alle proprie uova, ma si estende anche a quelli di altri membri della propria specie. Vivendo tra i tentacoli urticanti di anemoni di mare nelle barriere coralline, si sono via via assuefuatti al loro veleno.

In conclusione questi animali, ritenuti a volte meno evoluti e “grezzi” rispetto ad altri vertebrati, ci danno invece esempi notevoli di cure parentali, evidentemente finalizzate alla conservazione della specie,  mentre a volte la cronaca ci trasmette brutte notizie di bambini abbandonati senza pietà, forse ritenuti fonte di vergogna rispetto al contesto familiare o sociale di appartenenza.

Crediti fotografici:

tech.everyeye.it/facebook.com/ acquariofilia/

Video su cavallucci marini:

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