domenica, Maggio 19

Le Grandi Storie Bonelli: “L’uomo con il fucile”

Quando si cerca di mettere in fila le migliori storie di un fumetto seriale dalla lunga e gloriosa storia come Zagor si rischia sempre di escludere albi meritevoli se non piccoli capolavori, ma in un ipotetica Top Ten dello Spirito con la Scure, certamente troverebbe posto “L’uomo con il fucile” che qualche mese fa la Sergio Bonelli Editore ha ripubblicato nel corposo formato da ben 274 pagine, “Le grandi storie Bonelli“.

Gli autori

L’avventura de “L’uomo con il fucile” in origine era stata pubblicato in tre albi, a partire da luglio del 1993. Gli albi in questione erano il 336 “L’uomo con il fucile“, il 337 “Furore bianco” e il 338 “Morte tra i ghiacci”.

Soggetto e sceneggiatura firmate da Moreno Burattini a due anni dal suo esordio come autore su Zagor. Come lo stesso attuale curatore di Zagor scrive nell’introduzione della riedizione nel formato “Le grandi storie Bonelli”, era da poco uscito dall’apprendistato che tutti gli autori giovani devono affrontare quando si avvicinano ad una pietra miliare del fumetto nazionale. In questa storia Moreno dimostra di aver preso possesso pienamente del personaggio, tirando fuori un’avventura coinvolgente, non scontata e magistralmente cadenzata.

I disegni sono del maestro Gallieno Ferri, qui al culmine della sua capacità espressiva. Il creatore grafico di Zagor, all’epoca sessantaquattrenne, con le sue tavole esalta la trama ideata da Burattini e il lettore si trova “dentro” la storia con una naturalezza che è il risultato solo dei binomi di razza, come quello formato da Burattini e Ferri.

La storia

Perché questa storia è da considerarsi un piccolo capolavoro meritevole di entrare nella Top Ten di Zagor? Proviamo ad identificare alcune ragioni che sostanziano questo giudizio.

L’ambientazione. Burattini colloca questa avventura nel gelido inverno dei Monti Allegheny, appena a sud del lago Ontario. Inutile sottolinearlo le vicende ambientate nel Grande Nord americano suscitano da sempre nei lettori bonelliani un fascino unico. Venti gelidi, paesaggi innevati, ghiaccio infido, tormente di neve, lupi affamati ci proiettano in quel mondo estremo ed affasciante nel quale la linea che separa la vita dalla morte è particolarmente sottile.

Anche l’abbigliamento di Zagor e Cico (e degli altri co-protagonisti) consono all’ambientazione, aiuta a conferire quel tocco aggiuntivo di realismo che ci permette di “vivere” appieno il Nord americano. È fin troppo banale sottolineare come i disegni di Gallieno Ferri sono essenziali per restituirci le emozioni di questa ambientazione.

Il personaggio tragico. Il mezzosangue Toro Selvaggio per gli Abenaki e Bull per i bianchi è la figura tragica che percorre l’intera avventura. Un uomo segnato da una lunga scia di dolore e morte che seguirà Zagor e Cico nel lungo, drammatico inseguimento del villain di questa storia, fino ad un esito non scontato. L’approfondimento psicologico che Burattini fa su quest’uomo sospeso tra due culture, quella indiana e quella dei bianchi, meriterebbe da solo l’acquisto de “L’uomo con il fucile”.

Il ritmo. La storia è incalzante, scandita da un’oculata scansione di colpi di scena e di momenti drammatici, a volte naturali (una valanga che rischia di travolgere i nostri eroi o l’assedio di un branco di lupi affamati) a volte per opera di nemici insidiosi e tenaci. Il ritmo è così ben costruito che le 274 pagine volano e ci ritroviamo alla fine senza quasi accorgercene.

Il finale. Come nella migliore tradizione zagoriana non ci troviamo sempre di fronte ad un happy ending limpido, inequivocabile, totale. L’uomo con il fucile si conclude con un finale agrodolce e l’ultimo colpo di scena svelato da Zagor accanto al morente Toro Selvaggio. Un finale perfetto per una storia drammatica nella quale uomini e natura cospirano per impedire una diversa conclusione della vicenda.

La valutazione

Soggetto e sceneggiatura: 8,5

Disegni: 8

Cover: 8

Media: 8,16

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