sabato, Maggio 4

Marco Polo, l’uomo e il mito

1296. Acque di Laiazzo, dopo uno scontro navale nella baia di Alessandretta, una nave veneziana viene catturata dai genovesi. Tra i prigionieri c’è un uomo, un patrizio veneziano, la cui fama durerà nei secoli a venire: Marco Polo. Tra le altre cose questo nobile ed avventuroso mercante è autore di un libro che rimarrà una pietra miliare della letteratura europea: “Le meraviglie del mondo“, ma fu ed è tuttora conosciuto come “Il Milione“: questo era infatti il soprannome del padre di Marco, Niccolò detto Milion lo grande.

Nato a Venezia, il 15 settembre 1254, Marco Polo diverrà uno dei più grandi viaggiatori ed esploratori di tutti i tempi. Il padre Niccolò e suo fratello Matteo, nel 1260, facevano base per i loro commerci nel quartiere veneziano di Costantinopoli, allora capitale dell’Impero latino d’Oriente. Quell’anno cambiarono i loro averi in gemme e partirono per un viaggio attraverso l’Asia. Passando per Bukhara e il Turkestan cinese, raggiunsero la Cina, arrivando alla corte dell’imperatore mongolo Kubilai Khan.

La loro scelta che poteva sembrare un azzardo si rivelò invece lungimirante visto che l’anno dopo Michele Paleologo riconquistò Costantinopoli mettendo fine all’Impero latino d’Oriente. I due fratelli viaggiarono per otto anni, raggiungendo anche Pechino e coprendo una distanza inaudita per i tempi.

Due anni dopo il loro ritorno a Venezia, verso la fine del 1271, i due erano ripartiti portando stavolta con loro Marco, e, questa volta, tra viaggi e soste (erano rimasti venti anni alla corte del gran khan dei Tartari, occupati in operazioni d’alta finanza e d’alta politica) rimasero assenti da Venezia per circa venticinque anni. A casa, infatti, rientrarono soltanto nel 1295. I Polo seguirono nel loro lunghissimo peregrinare quella che poi prenderà il nome di “Via della Seta“.

Marco ottenne i favori di Kubilai Khan, divenendone consigliere e in seguito anche ambasciatore, imparando a conoscere la lingua e i costumi dei tartari. Per Kubilai compì missioni in India, in Tibet ed in Birmania lungo tragitti che ancora oggi presentano difficoltà naturali ardue.

L’assenza dei Polo da Venezia, pur essendo particolarmente lunga, non era fatto insolito nella vita della città lagunare, mercanti e ambasciatori frequentemente risultavano assenti dalla patria per svariati anni. La sua cattura l’anno dopo il rientro lungo le coste della Cilicia e la lunga prigionia che seguì permise a Marco Polo di consultare le sue annotazioni e di dettare le sue mirabolanti avventure in terre esotiche e sconosciute.

Durante la prigionia incontrò Rustichello da Pisa; che fosse “in prigione da quattordici anni o vi venisse come libero frequentatore, fu quasi sicuramente lui a dare forma scritta alle memorie del veneziano” che ben presto conobbero un grande successo in tutta Europa.

Liberato nell’agosto 1299 probabilmente dopo il pagamento di un riscatto, Marco Polo e lo zio Matteo, il padre Niccolò era morto 5 anni prima, con i proventi del loro viaggio in Asia, fondarono una grande impresa commerciale che finanziò altri viaggi in Asia, ma senza più la partecipazione del patrizio veneziano.

Marco nel 1300 sposò la patrizia Donata Badoer, figlia di Vitale Badoer, commerciante, dalla quale ebbe tre figlie. Il periodo successivo della vita di Marco Polo è piuttosto oscuro e non è chiara la relazione tra Marco e un omonimo coinvolto nei moti anti-aristocratici del 1300.

Nel 1307 Carlo di Valois, fratello del Re di Francia, di passaggio a Venezia, chiede a Marco una copia del Milione ed il patrizio veneziano gli donerà la “prima copia” di questo famoso manoscritto.

Tra il 1309 ed il 1310 Marco Polo parteciperà alla divisione dei beni dello zio Matteo, morto nel 1309. Nel 1323, malato e costretto a letto, il sessantanovenne Marco Polo dettò le sue ultime volontà al sacerdote Giovanni Giustiniani di San Procolo, convocato dalle donne di casa. Marco divise i suoi averi tra la famiglia, diversi istituti religiosi (tra cui la chiesa di San Procolo e la chiesa di San Lorenzo presso la quale sarebbe stato sepolto) nonché tra gilde e confraternite a cui apparteneva. Liberò anche uno schiavo tartaro che lo aveva seguito dall’Asia. A quest’uomo, ribattezzato Pietro, lasciò 100 lire veneziane.

Marco Polo morì, probabilmente, la data non è certa, il 9 giugno 1323. La casa dei Polo andò distrutta durante un incendio nel 1598. Al suo posto, circa un secolo dopo, fu costruito il Teatro San Giovanni Grisostomo, noto oggi come Teatro Malibran.

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