domenica, Maggio 12

Miracolo ad Atene: il volo Olympic Airways 411

9 agosto 1978. La Grecia è uscita da circa quattro anni dalla feroce “dittatura dei colonnelli“, il turismo di massa muove i primi passi attratto dalle bellezze storiche e paesaggistiche del paese e favorito, dall’abbassamento dei costi dei voli aerei transcontinentali. Il risultato è che lo scalo Ellinikon di Atene è un crocevia di aerei e passeggeri davvero impressionante. Uno degli aerei simboli di questa fase espansiva di movimentazione di passeggeri è l’enorme Boeing 747, uno dei velivoli iconici dell’aviazione civile.

Il catino ellenico

Alle ore quattordici di quel 9 agosto 1978, uno di questi aerei, un Boeing 747-200 della compagnia di bandiera greca, l’Olympic Airways, sta attendendo dalla torre di controllo l’ok per il decollo. Il capitano, l’esperto Sifis Migadis – 32 anni di voli, tutti con la Olympic, insieme al suo secondo ufficiale, ripassa accuratamente la check list della procedura di partenza. Nonostante la lunga esperienza professionale Migadis non trascura niente, anche perché l’aeroporto ateniese è collocato all’interno di una conca, chiamata il “catino ellenico“, chiusa dal monte Aigaleo a ovest, e dai monti Parnitha, Pentelicus e Hymettus a nord est.

Il colosso dell’aria è al completo, 400 passeggeri, i loro bagagli, 18 membri dell’equipaggio e i serbatoi di carburante pieni fino all’orlo, in modo da garantire il lungo viaggio con destinazione New York. Finalmente dalla torre di controllo arriva l’autorizzazione al decollo.

Il decollo

Ricevuta l’autorizzazione alla partenza dalla torre di controllo, il comandante spinge le manette dei quattro motori al massimo e sul quadro comandi appare la scritta water on, a significare che i quattro motori Pratt & Withney sono irrorati di uno spruzzo di acqua per aumentare ulteriormente la spinta. Viene staccata l’aria condizionata, e settati i flap a 20.

L’aeromobile acquista progressivamente velocità fino a quando il comandante Migadis pronuncia ad alta voce “V1”, in gergo questa sigla significa che da ora in poi è impossibile abortire il decollo. Qualcosa però va storto, poco prima che le ruote del Boeing 747 abbandonino la pista, si sente una secca esplosione sul lato destro dell’aereo. L’ingegnere di volo, il terzo membro dell’equipaggio presente in cabina, segnala che si tratta di un problema al motore tre. L’allarme “Water flow” risuona, ad indicare che si è interrotto il flusso dell’acqua incanalato per il surplus di potenza.

Migadis mantiene la calma e tira a se il piantone della cloche, la prua del 747 punta verso l’alto ma il carrello è ancora a contatto con la pista. Per lunghi istanti il Boeing sembra incapace di staccarsi dal suolo, poi con una lentezza esasperante si stacca dalla pista. Il gigantesco aereo ha perso però una parte della velocità e sale soltanto di una decina di metri. Le ruote del carrello sfiorano le reti protettive di fine pista. L’aereo riprende a salire ma lo fa con estrema fatica e di pochi metri.

Una manovra azzardata

In quei drammatici momenti il comandante ripassa formule matematiche e procedure, ha poco tempo per mettere in campo un’azione che eviti lo stallo del velivolo. Poi si volta verso il suo secondo e amico Kostas Fikardos e ordina di tirare su il carrello. Per qualche istante Kostas guarda il comandante perplesso, questa manovra va contro la procedura di volo che vuole che si ritiri il carrello soltanto quando l’aereo ha un rateo positivo di ascesa. Il Boeing non ha alcun rateo, sta volando in linea retta a pochi metri dal suolo.

Aprire i portelloni per far rientrare il carrello volando ad una velocità così bassa, significa avere ancora più resistenza aerodinamica nel fendere l’aria. Kostas si fida del suo comandante e attiva la procedura, per i pochi secondi che ci vogliono per completare la manovra di rientro del carrello, l’aereo pare quasi fermarsi in volo. L’azzardo di Migadis però riesce il Boeing è ancora in volo, non sale ma neppure precipita.

La collina di Alimos

La situazione è ancora disperata, volando a 290 km/h, la velocità minima per mantenere in volo l’aereo, il Boieng si sta approssimando alla collina di Alimos, alta 60 metri. Loro stanno volando ad una quota sensibilmente più bassa. Migadis riesce ad impennare la prua del mastodontico aereo che supera la collina sfiorando il suolo di appena due o tre metri. Superata la cresta il comandante sa che non potrà tenere a lungo quella velocità così bassa, lo stallo è imminente.

Il Boieng superata la collina di Alimos perde di nuovo quota e si attesta faticosamente a circa 55 metri di altezza dal suolo. Migadis con un sangue freddo eccezionale decide allora di puntare sul monte Aigaleo, è li che porterà l’aereo a schiantarsi, evitando di farlo precipitare sull’area metropolitana di Atene, dove il gigantesco Boieng provocherebbe decine, se non centinaia di vittime. Fin qui è passato poco più di un paio di minuti dal decollo. Una manciata di secondi, che al comandante, al secondo pilota e all’ingegnere di volo devono essere sembrati un’eternità.

Il vento di Poseidone

La velocità scende ancora, 260 km/h, trenta chilometri sotto il limite minimo, eppure non si sa come il 747 è ancora, faticosamente, in volo. Davanti a loro si staglia l’Aigaleo. A sinistra il mare, ma virare in questo momento vorrebbe dire perdere ulteriore portanza, e quindi schiantarsi al suolo. Sulle case. L’aereo le sorvola pericolosamente, tanto che trancia alcune alcune antenne televisive da un palazzo più alto. Superata l’area urbana, però, arriva un inaspettato alleato.

Il vento proveniente dal mare girando di fronte a loro fa aumentare la velocità relativa del 747, regalando un pizzico di portanza in più. L’abilità del pilota poi fa il resto, appena superata l’area urbana, Migadis sfrutta quella più fredda della campagna. I motori sembrano riprendere un po’ di vita, tanto che Migadis inizia lentamente a cabrare, per vedere come rispondono i comandi. Nonostante una velocità ancora insufficiente, il Boeing inizia a salire di quota. Il comandante allora approccia una virata dolce e progressiva verso il mare. L’aereo lentamente sale, metro dopo metro. Migadis ordina di scaricare gran parte del carburante in mare e alleggerito di diverse tonnellate, il Boeing sale ulteriormente di quota.

Atterraggio perfetto

Ormai Migadis è sicuro di riuscire a fare atterrare il Boieng sull’aeroporto dal quale è partito una ventina di minuti prima. Il secondo chiede alla torre di controllo il permesso di effettuare un atterraggio di emergenza. L’atterraggio è semplicemente perfetto. Tutti e 400 passeggeri a bordo sono salvi, la stragrande maggioranza di loro non si è neppure accorta di essere stata ad un passo dalla morte. Quattro ore dopo, un altro Boeing 747, con lo stesso equipaggio, imbarca gli stessi 400 passeggeri e fa rotta senza problemi verso New York.

Il comandante Migadis divenne famoso e le sue manovre, anche quelle che contrastavano con la procedura di volo, furono studiate attentamente e alcune di esse adottate e integrate nella corretta sequenza di azioni da compiere durante e dopo il decollo. Il suo coraggio e la sua abilità, lo portarono a fare da testimonial per la compagnia di bandiera greca, per la quale lavorò per tutta la sua vita professionale.

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