lunedì, Aprile 29

Respiro, ergo sum!

È un processo che diamo per scontato e che durante il sonno si attiva al di fuori della nostra coscienza, in maniera del tutto involontaria. Stiamo parlando della respirazione. Durante la giornata noi espiriamo e inspiriamo circa 20.000 volte, movimentando un volume di circa 12.500 litri d’aria, in base alla nostra corporatura e all’attività fisica che stiamo facendo.

Durante l’arco della vita media di un essere umano il nostro organismo “respira” per circa 550 milioni di volte. E per concludere questa breve sequenza di numeri incredibili, ogni volta che respiriamo emettiamo 25 sestilioni (2,5 x 1022) di molecole di ossigeno.

I seni paranasali

Le molecole d’ossigeno che servono alla nostra sopravvivenza vengono immesse prevalentemente dalle narici, da li vengono incanalate nei seni paranasali. I seni paranasali  sono quattro paia di cavità all’interno delle ossa del massiccio facciale, comunicanti tramite canali ossei ed orifizi con le cavità nasali, che a loro volta possono comunicare con l’esterno. I seni paranasali occupano uno spazio spropositato e la loro effettiva funzione non è del tutto chiara.

Tra le varie ipotesi si pensa che incrementino la risonanza della voce, umidifichino o riscaldino l’aria inalata, mediante il meccanismo di lento ricambio dell’aria contenuta nei seni, o ancora, forniscano un cuscinetto per aumentare la resistenza delle ossa ai colpi facciali. Quando si “ammalano” sono responsabili di quella fastidiosa patologia che va sotto il nome di sinusite.

Il polmone

L’organo principale dell’apparato respiratorio è il polmone. La sua principale funzione è di trasportare l’ossigeno atmosferico ai fluidi corporei come il sangue e di espellere l’anidride carbonica. Questo scambio di gas è compiuto, nei vertebrati più evoluti, in un mosaico di cellule specializzate che formano delle piccole sacche d’aria chiamate alveoli.

I polmoni sono anche ottimi spazzini di tutte le “schifezze” che inaliamo. Secondo una stima, in media una persona che vive in città inala venti miliardi di particelle estranee al giorno, fra cui polvere, sostanze inquinanti industriali, pollini, spore fungine e qualunque cosa sia sospesa nell’aria. Queste particelle, quasi tutte altamente nocive, vengono spazzate via dai polmoni. Quando una particella è piuttosto grande o irritante viene espulsa attraverso un colpo di tosse e da uno starnuto.

Se è molto piccola e sfugge a queste reazioni difensive, viene intrappolata nella mucosa che riveste le cavità nasali o dai bronchi, che rivestiti da milioni e milioni di piccole ciglia, rispediscono l’intruso nella gola, da li dirottato nello stomaco dove l’acido cloridrico lo “scioglie” letteralmente. Quando questi agenti patogeni sfuggono a questo efficiente e complesso sistema protettivo, ci ammaliamo.

Il diaframma

Complessivamente i polmoni pesano un chilo e cento grammi e occupano uno spazio maggiore di quello che si pensa comunemente. Si estendono in uno spazio che va dal collo allo sterno e vengono “gonfiati e sgonfiati” dal diaframma. Il diaframma o diaframma toracico è un muscolo impari, cupoliforme e laminare che separa la cavità toracica da quella addominale. Il diaframma è il più importante muscolo respiratorio.

La sua preziosa funzione da vita ad un’efficiente sistema respiratorio, favorito anche dal lieve scarto di pressione fra l’aria esterna e l’aria della cavità pleurica. La respirazione è una delle poche funzioni involontarie che siamo in grado di controllare. Possiamo ad esempio sospendere la respirazione anche se per un tempo molto limitato. Quando si trattiene il fiato troppo a lungo la “molla” che ci fa cedere e tornare a respirare, non è tanto l’assenza di ossigeno, quanto l’accumulo di anidride carbonica.

Non siamo foche

Per questo quando si è al limite e si torna a respirare, la prima cosa che si fa è sbuffare. Espelliamo cioè l’eccesso di anidride carbonica accumulata. L’uomo non è fatto per vivere in stato di apnea a lungo. Sebbene i polmoni abbiano una capienza di sei litri d’aria, in genere ne inaliamo appena mezzo litro alla volta.

Il record del mondo di apnea statica appartiene al croato Budimir Šobat ed è pari a 24 minuti e 37,36 secondi. Il record è stato fatto in una piscina, dopo aver respirato per un po’ ossigeno puro e senza muoversi per limitare al minimo il consumo energetico. La maggior parte delle persone riesce a stare in apnea per un periodo di tempo che spazia dai 30 ai 90 secondi. Una foca può rimanere sottacqua fino a due ore.

La respirazione è così importante che un adulto di altezza media è dotato di un centinaio di metri quadri di tessuto polmonare contro, ad esempio, i due metri quadri di pelle. Considerata la complessità dell’atto respiratorio è intuitivo come le patologie correlate siano numerose e mediamente severe per la salute umana. Sorprende poco anche il fatto che della loro eziologia sappiamo altrettanto poco, ma tratteremo questo argomento in un prossimo articolo.

Per saperne di più:

La nascita dei reparti di terapia intensiva

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