giovedì, Maggio 2

Scacco matto alla Polizia

Negli ultimi anni più del 40% dei casi d’omicidio in Italia risultano irrisolti e spesso come affermano investigatori e criminologi le prime 48 ore sono decisive per scoprire l’assassino. Tra i tanti casi irrisolti, uno dei più strani e complessi è stato quello di Anna Maria Bevacqua, all’epoca dei fatti, trentatreenne, di Sant’Arcangelo di Romagna (Rimini).

La donna ha una doppia vita, anzi come vedremo ha molte vite controverse che “interpreta” con disinvoltura e rigidamente a compartimenti stagni. Anna Maria viene trovata morta dai carabinieri la sera del 10 febbraio 1996 in un mini appartamento di un residence dove la donna si prostituiva. Due giorni prima il convivente, molto più anziano di lei, A.Z. di 73 anni ne aveva denunciato la scomparsa.

Il delitto era avvenuto nel primo pomeriggio dell’8 febbraio, un giovedì. L’assassino aveva avuto un rapporto sessuale con lei, che si era quindi appartata in bagno; qui l’uomo l’aveva raggiunta e, mentre era seduta sul water, l’aveva colpita al capo sei volte con un oggetto contundente, fino a fracassarle il cranio.

Non contento l’assassino dopo averla tramortita l’aveva accoltellata per ben 17 volte alla schiena. Gli inquirenti non trovarono tracce dell’arma usata e nessun indizio utile per una possibile identificazione del responsabile dell’omicidio. L’appartamento non recava tracce di colluttazione e le modalità del crimine facevano intuire che la donna doveva conosceva il suo assassino.

Le indagini iniziarono a svelare ben presto le molteplici personalità della vittima che ogni mese partiva da Rimini per qualche giorno per adescare i clienti nei locali della costiera marchigiana. Le prime verifiche della polizia esclusero dalle indagini il convivente e il di lui figlio da qualsiasi responsabilità nel delitto. Esito negativo ebbero pure i raffronti del Dna eseguiti su una trentina di persone, in gran parte clienti della donna.

Anna Maria però non era soltanto la donna che conviveva con un uomo più anziano di lei di ben 40 anni o la donna che si prostituiva sulla costa marchigiana, lei trovava il tempo per intessere storie di sesso o flirt non mercenari anche con uomini che incontrava in Emilia Romagna e in Abbruzzo. Tutte queste vite “parallele” di Anna Maria rendevano ancora più complicato il lavoro degli investigatori.

Un primo identikit dell’assassino fu diffuso due settimane dopo il delitto e descriveva un uomo che l’8 febbraio era stato visto uscire dal palazzo negli orari presunti dell’omicidio. L’identikit ritraeva un uomo di circa 38-40 anni, alto un metro e 75 centimetri, di corporatura normale con un volto scavato e capelli castani, brizzolati.

Le verifiche su una decina di persone che corrispondevano all’identikit non portarono a nulla. Le indagini erano in un vicolo cieco. Poi alcune settimane dopo arriva una lettera scritta con il normografo al Comando dei Carabinieri di Ancona spedita da Falconara Marittima.

Egregio…, o altro… tu sia, ti consiglio d’ora in avanti di soffrire d’amnesia, se non vuoi fare la fine di Anna Maria. Trovarti e farti fuori a Sant’Arcangelo di Romagna sarà semplice, anche non conoscendoti. I colleghi del settore operativo di Rimini sono stati così gentili a dirmi del colloquio con il… appena ho detto di essere il comandante della stazione CC di Ancona. Anche io devo tenermi informato. Sono sicuro che sai molto di più. Facciamo quattro partite a scacchi, una per taluna delle tre con cui divideva l’appartamento, l’ultima per te. Ogni sconfitta una morte. Io ho i bianchi. Cominciamo. B due in B tre. Contatto io. By By. Lei farà da arbitro. Cerchi di contattare un quotidiano per la pubblicazione della partita ogni sabato.

Nella versione fornita alla stampa i puntini di sospensione nascondevano l’identità di un uomo che aveva incontrato più volte la vittima in treno nei suoi spostamenti tra la Romagna e le Marche: si trattava di un pendolare, probabilmente appartenente ad un corpo di polizia giudiziaria (gli investigatori non confermarono mai questa eventualità) ritenuto però estraneo al delitto.

Le conversazioni tra la Bevacqua e questo poliziotto erano avvenute circa due mesi prima del delitto e suscitava stupore tra gli inquirenti che l’individuo che si nascondeva dietro la lettera anonima fosse a conoscenza dei contenuti di questi dialoghi. Inoltre nella seconda parte della lettera si accennava con tanto di particolari alle tre donne con cui Anna Maria divideva l’appartamentino dove si prostituiva. Rimaneva poi criptico l’utilizzo della metafora scacchistica con una mossa, b due in b3, piuttosto aggressiva e poco rituale tra le aperture scacchistiche associata alla neppure tanto velata minaccia di altre tre possibili uccisioni.

La lettera fu giudicata dagli inquirenti il parto di un mitomane, mitomane che però era perfettamente al corrente di particolari delle indagini che non erano stati divulgati a nessuno. Non sfugge il richiama evidente al film “Scacco Mortale” con Cristopher Lambert uscito nelle sale cinematografiche quattro anni prima. Gli investigatori scandagliarono accuratamente tutte le “vite” di Anna Maria alla ricerca di indizi capaci di metterli sulla pista giusta: l’ambiente familiare e quello dei suoi affetti, quello della sua attività di prostituzione e gli incontri casuali non mercenari che la donna aveva con sorprendente frequenza.

L’analisi della misteriosa lettera evidenziava come fosse sostanzialmente divisa in due parti, una minacciosa, rivolta all’uomo incontrato sul treno dalla vittima e sentito dagli inquirenti, e un’altra, di sfida, rivolta a questi ultimi. Sul contenuto di questa missiva si scatenarono sedicenti “esperti” che ipotizzarono i luoghi e la tempistica dove l’assassino avrebbe colpito ancora.

Telefonate e lettere di altri mitomani fioccarono lanciando a loro volta sfide “scacchistiche” sull’omicidio di Anna Maria, tanto che i carabinieri decisero di ignorare sostanzialmente questa parte del contenuto della lettera anonima per non incoraggiare ulteriormente la propagazione di segnalazioni false ed emulative che avrebbero ancora di più inquinato le indagini in corso.

Si escluse che la Bevacqua fosse stata vittima di un serial killer e il profilo psicologico dell’assassino tracciato dai periti, rimandava ad un uomo impotente o con turbe sessuali, ma non escluse che l’autore del delitto potesse essere stato anche una donna. Si percorse così anche la pista delle colleghe di prostituzione che potevano avere ragioni di rivalsa nei confronti di Anna Maria, ma senza esito alcuno.

Così nell’ottobre del 1998 le indagini vennero formalmente chiuse e il “delitto della partita a scacchi” restò senza colpevoli.

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