lunedì, Maggio 6

Ascesa e declino (relativo) del petrolio

La transizione energetica dal carbone al petrolio greggio richiese diverse generazioni. Le prime attività estrattive commerciali risalgono alla metà del diciannovesimo secolo, in Russia, Canada e Stati Uniti. Il processo era piuttosto grossolano e inefficiente, ma consentì di ottenere qualche importante risultato, il principale dei quali fu la raffinazione del cherosene per le lampade che rimpiazzò l’olio di balena e le candele.

L’era dei grandi giacimenti

Nuove applicazioni del greggio si ebbero con lo sviluppo dei motori a combustione interna, prima quelli alimentati a benzina e successivamente quelli alimentati a gasolio. La diffusione di questi mezzi di locomozione fu piuttosto lenta e prima della seconda guerra mondiale, soltanto Stati Uniti e Canada avevano un parco circolante significativo.

Il greggio diventa però il combustibile più importante del mondo soltanto in seguito alla scoperta di giganteschi giacimenti di petrolio in Medio Oriente e Unione Sovietica e all’introduzione di grandi navi petroliere per il suo trasporto intercontinentale. Alcuni dei più vasti depositi in Medio Oriente furono trivellati negli anni Venti e Trenta del Novecento (Gachsaran, in Iran e Kirkuk, in Iraq nel 1927, Burgan, in Kuwait, nel 1937), ma la maggior parte sono stati scoperti dopo la guerra, tra questi Ghawar (il piú grande al mondo) nel 1948, Safaniya nel 1951, e Manifa nel 1957. Nell’allora Unione Sovietica i giacimenti più importanti furono scoperti tra la fine degli anni Quaranta e e il 1965.

L’era del greggio a prezzi bassi

È però a partire dagli anni Cinquanta che il sistema economico delle nazioni più progredite, da un punto di vista energetico, passa dall’utilizzo prevalente del carbone a quello del greggio. Questa transizione è sostenuta in parte dall’ascesa prepotente dell’industria automobilistica che non si rivolge più solo ad una platea di consumatori abbienti e allo sviluppo del commercio internazionale e del turismo. Nel 1964 per la prima volta la produzione di greggio sorpassa quella di carbone. Nonostante questa impennata i prezzi rimangono bassi per il semplice fatto che l’offerta galoppava quanto e più della domanda crescente.

Al netto dell’inflazione, il prezzo del petrolio nel mondo era piú basso nel 1950 che nel 1940, e inferiore nel 1960 a quello del 1950 – e nel 1970 era ancora piú basso!

Crescita e spreco

Il rovescio della domanda di questa grande disponibilità di materia prima e di prezzi molto bassi era che l’economia non si preoccupava di sviluppare motori e infrastrutture dotati di efficienza energetica adeguata. Nelle regioni fredde degli Stati Uniti e del Canada le case non erano costruite con un adeguato isolamento termico e l’efficienza delle automobili statunitensi ebbe un calo notevole se paragoniamo i modelli costruiti a fine anni Trenta con quelli dei primissimi anni Settanta.

Per avere un’idea della crescita esponenziale del fabbisogno petrolifero verso la fine degli anni Sessanta, negli Stati Uniti crebbe di quasi il 25%, e quello globale di quasi il 50. Il fabbisogno europeo era pressoché raddoppiato tra il 1965 e il 1973, e in Giappone le importazioni aumentarono di 2,3 volte. Contestualmente negli anni Settanta, gli Stati Uniti pur rimanendo il primo paese produttore di petrolio, avevano una quota del mercato globale intorno al 23% contro il 53% del 1950. I paesi aderenti all’OPEC complessivamente coprivano ormai il 48% della produzione mondiale.

Nascita e ruolo dell’OPEC

L’OPEC era nata a Baghdad nel 1960 su impulso del governo venezuelano da un gruppo di cinque paesi (Iran, Iraq, Kuwait, Arabia Saudita e Venezuela) con l’unico obiettivo di evitare ulteriori riduzioni del prezzo del petrolio. Fino al 1970, il ridotto numero di paesi aderenti e soprattutto la quota produttiva globale non aveva permesso all’OPEC di influenzare in maniera decisiva il mercato del greggio. Dopo tale data con quasi il 50% del greggio estratto nel mondo le cose cambiano.

Nel 1971 l’Algeria e la Libia iniziarono il processo di nazionalizzazione delle attività di estrazione, e l’Iraq seguí il loro esempio nel 1972, lo stesso anno in cui Kuwait, Qatar e Arabia Saudita iniziarono la graduale acquisizione dei giacimenti presenti sul loro territorio e che fino a quel momento erano stati sotto il controllo di società straniere.

I tempi erano ormai maturi. Il primo ottobre 1973 l’OPEC aumenta il prezzo del barile del 16%, facendolo attestare intorno ai 3,01 dollari. Poco dopo seguì un altro rincaro del 17%, ma la fin del petrolio a prezzi stracciati si ha successivamente alla guerra dello Yom Kippur combattuta da Siria ed Egitto contro Israele dal 6 al 25 ottobre 1973. A gennaio del 1974 il prezzo del barile superava abbondantemente gli 11 dollari.

La crisi petrolifera ed economica, due facce della stessa medaglia

I Paesi arabi associati all’OPEC (l’Organizzazione dei Paesi esportatori di petrolio) decisero di sostenere l’azione di Egitto e Siria tramite robusti aumenti del prezzo del barile ed embargo nei confronti dei Paesi maggiormente filo-israeliani. Le misure dell’OPEC condussero ad una impennata dei prezzi e ad una repentina interruzione del flusso dell’approvvigionamento di petrolio verso le nazioni importatrici.

La crisi petrolifera pose fine al ciclo di sviluppo economico che aveva caratterizzato l’Occidente negli anni cinquanta e sessanta. La forzata austerità nei consumi impose agli energivori paesi occidentali, per la prima volta nella loro storia, il tema del risparmio energetico. Era la fine di un’era la cui crescita economica era stata alimentata da petrolio abbondante e a basso costo.

Le economie occidentali con fatica iniziarono a risollevare la loro crescita che globalmente aveva avuto un calo del 90% puntando decisamente sul risparmi e l’efficienza energetica. Questi sforzi però vennero in gran parte vanificati nel biennio 1978-79 dalla cosiddetta rivoluzione khomeinista in Iran, dove fu introdotta una repubblica islamica scita. Il paese che fino ad allora aveva comunque orbitato nella sfera d’influenza americana, favorirà una seconda ondata di aumenti del prezzo del petrolio, che si impennerà dai circa 13 dollari del 1978 ai 34 nel 1981. A cui seguirà un ulteriore declino del 90%del tasso di crescita economica globale tra il 1979 e il 1982.

Irrompe la Cina

Era un livello di prezzi che non poteva reggere a lungo e difatti il costo del barile scese gradualmente a 13 dollari al barile. A destabilizzare nuovamente il mercato petrolifero sarà però l’avvento della Cina, che aveva avviato un tumultuoso processo di modernizzazione sostenuto dalle riforme economiche introdotte da Deng Xiaoping. Il gigante asiatico entrava anch’esso nel club dei paesi più energivori.

Nonostante le violente fluttuazioni dei prezzi, conseguenti ad avvenimenti geopolitici e a ristrutturazioni dell’economia mondiale, nel 1995 il volume delle estrazioni di greggio del pianeta superò il record ottenuto nel 1979, questo però senza raggiungere mai il dominio avuto in precedenza rispetto a tutte le altre fonti energetiche.

Un lento e irreversibile declino

La sua quota nella fornitura globale di energia primaria commerciale calò dal 45% del 1970 al 38% nel 2000, fino ad arrivare al 33% del 2019. Si tratta di un trend negativo destinato, lentamente ma inesorabilmente, a proseguire a favore dell’energia elettrica prodotta dal gas naturale e da una pluralità di forme di energia prodotte da fonti rinnovabili e green.

Fonti:

alcune voci di Wikipedia

Smil, Vaclav. Come funziona davvero il mondo: Energia, cibo, ambiente, materie prime: le risposte della scienza

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