giovedì, Maggio 2

Il bombardamento strategico nella Seconda Guerra Mondiale

Il bombardamento indiscriminato di Israele nella Striscia di Gaza in risposta all’attacco terroristico di Hamas del 7 ottobre scorso ci da lo spunto per affrontare un dibattito ancora aperto tra gli storici militari, quello sulla reale efficacia del bombardamento strategico attuato dagli Alleati nell’ultimo conflitto mondiale.

Nascita di una teoria militare

La Grande Guerra costituisce l’affermazione definitiva di una nuova arma che si affianca ai tradizionali corpi della Marina e dell’Esercito di terra: l’Aviazione. Con il passare degli anni di guerra i vertici militari comprendono che l’importanza dell’aviazione va ben oltre la ricognizione e l’appoggio delle truppe di terra. Un utilizzo razionale e “strategico” della nuova arma può far pendere decisamente gli esiti di una battaglia.

Bombardando le infrastrutture difensive del nemico si poteva aprire la strada alla fanteria. Colpendo i siti industriali si danneggiava l’economia dell’avversario e infine bombardandone le città si minava il morale della popolazione. Si afferma così il concetto di bombardamento strategico che ha il compito di sconfiggere il nemico indipendentemente dall’apporto delle forze di terra.

Questa dottrina di pensiero sbandierava il miraggio di vincere le guerre con ridotte perdite di vite umane, essa fu sviluppata inizialmente, in modo diverso, dall’italiano Giulio Douhet e dallo statunitense William Mitchell, nel periodo tra le due guerre.

La Battaglia d’Inghilterra

Dovremo aspettare il 1941 prima che la dottrina del bombardamento strategico trovasse la sua prima, vera applicazione nel conflitto. Hitler prospetta con l’Operazione Leone Marino l’invasione della Gran Bretagna, l’ultimo nemico che resiste alle sue vittorie nel continente europeo. Per questo la Luftwaffe tra il 10 luglio e il 31 ottobre del 1941 scatena la battaglia aerea che passerà alla storia con il nome di Battaglia d’Inghilterra.

L’obiettivo principale consiste nel distruggere la RAF colpendo i caccia, gli aeroporti e le industrie aeronautiche. La sconfitta che l’aviazione nazista patì costrinse Hitler a rinunciare ai suoi piani d’invasione della Gran Bretagna. Il 16 settembre, pochi giorni prima dell’annullamento definitivo di Leone Marino, Göring ordinò una campagna di bombardamento strategico. Gli obiettivi erano di completare l’annientamento dell’aviazione inglese e delle sue infrastrutture e di colpire duramente porti e darsene al punto da renderli inutilizzabili.

Il fallimento del bombardamento strategico tedesco

Tra il gennaio e il maggio 1941 sessantuno raid di notevole portata si abbatterono sui porti e su nove centri di armamenti. Londra fu il bersaglio principale. Il 19 aprile, per esempio, 712 aerei sganciarono sulla città 1026 tonnellate di bombe e 4252 bombe incendiarie. Il bilancio di questo bombardamento strategico fu alquanto deludente. La produzione industriale inglese calò del 5% e fu riportata al livello precedente l’attacco in meno di dieci giorni!

L’aviazione tedesca perse 527 bombardieri e quasi altrettanti ne uscirono danneggiati. Alla fine della campagna ordinata da Göring, la Luftwaffe schierava in tutta Europa una forza aerea fortemente intaccata, circa il 30% in meno di velivoli. Questa secca decurtazione avrà un impatto negativo sugli sviluppi della successiva Operazione Barbarossa, ovvero l’invasione dell’Unione Sovietica.

Gli Alleati e il bombardamento strategico

Fino al 1942 la Gran Bretagna si dovette accontentare di lanciare soltanto qualche raid aereo sull’Europa occupata dai nazisti. D’altra parte gli aerei fino a quel momento a disposizione della RAF erano gli obsoleti Halifax e Stirgling, con sistemi di navigazione e di guida ancora molto spartani e poco efficienti.

Le cose iniziano a cambiare quando entra in azione il bombardiere Lancaster capace di volare a 450 km/h e di raggiungere un’altezza di 7500 metri, ma soprattutto dotato di un’autonomia di 1600 chilometri. Il Lancaster in poco tempo venne dotato di sistemi di navigazione e guida più avanzati come l’Oboe e l’H2S.

La dotazione di questi bombardieri più moderni ed efficaci, spinge il Comandante del Bomber Command, il generale Arthur Harris, da poco nominato e fervente sostenitore del bombardamento strategico a programmarne uno per il 30 maggio 1942. In quella data 1047 bombardieri decollarono verso Colonia, dove sganciarono 1455 tonnellate di bombe. Ma i danni furono minimi: 5,2% di edifici distrutti e 486 morti.

Le diverse scelte strategiche di Stati Uniti e Gran Bretagna

Nel gennaio 1943, alla conferenza di Casablanca, emergono le due diverse visioni tra americani e inglesi sull’utilizzo del bombardamento strategico. I primi vogliono privilegiare bombardamenti diurni su bersagli militari e industriali, gli inglesi optano per i raid notturni mirati a colpire le città, sia per tentare di distruggere le fabbriche che per fiaccare il morale dei civili. All’inizio del 1943 gli Alleati hanno la potenza aerea necessaria per coltivare entrambe le opzioni.

Tra la primavera e l’autunno del 1943 i britannici lanciarono tre offensive che andarono a colpire la Ruhr e la Renania, Amburgo e poi Berlino. Quello di Amburgo si protrarrà per 10 giorni, dal 24 luglio al 3 agosto, e a causa del massiccio uso di bombe incendiarie causerà la morte di 37.000 persone, quasi tutti civili.

Gli americani preferirono invece colpire bersagli industriali. Il 17 agosto 1943 l’Ottava forza aerea statunitense si abbatté sulle fabbriche di Schweinfurt, che realizzavano cuscinetti a sfera, e quelle di Ratisbona, che producevano caccia Me-109. Anche in questo caso i risultati non furono quelli sperati il calo della produzione di circa il 15% fu compensato attraverso ordinativi effettuati in Svezia e all’introduzione della ceramica nel processo di produzione.

Il prezzo pagato per questo magro risultato fu decisamente salato dei 146 bombardieri impiegati nel raid di Ratisbona, soltanto 46 tornarono alla base. Un pesante tributo pagato anche dagli inglesi che nell’intero 1943 persero 4026 aerei, abbattuti dall’efficiente contraerea tedesca e dai caccia nazisti, anche perché i bombardieri alleati viaggiavano senza scorta dei caccia.

A questi elementi andavano sommati l’inesperienza delle nuove leve di piloti e le condizioni meteo, causa di non trascurabili perdite. I miglioramenti tecnologici nei sistemi di navigazione e guida certamente aiutarono gli Alleati ma ancora il 31 agosto 1943, un bombardamento su Berlino, centrò soltanto il 2,1% degli obbiettivi.

Entrano in gioco i Mustang

War Theatre #12 – France – Airplanes.North American P-51 Mustang figher plane over France. Mustangs served in nearly every combat zone. P-51s had destroyed 4,950 enemy aircraft in the air, more than any other fighter in Europe. Also used for photo recon and ground support use due to its limited high-altitude performance.

La svolta per ridurre le perdite degli Alleati si ottiene quando gli Stati Uniti riescono a sviluppare un caccia a lungo raggio d’azione Entrato in servizio nel dicembre 1943, il P51 Mustang era in grado di raggiungere un obiettivo posto a 760 chilometri di distanza, ossia, nella primavera 1944, di raggiungere Berlino, o Vienna.

Mano a mano che la produzione americana metteva a disposizione un sempre un maggior numero di Mustang, le perdite dei bombardieri alleati iniziarono a diminuire significativamente.

…CONTINUA…la conclusione nel prossimo articolo di storia

Fonti:

AA.VV.,. I grandi errori della II guerra mondiale: Le decisioni sbagliate, le catastrofi annunciate, i fallimenti militari

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