Siamo nei primi mesi del 1918, la Grande Guerra si avvia al suo quinto anno di carneficine e il suo esito inizia a pendere sempre di più in favore dei paesi dell’Intesa. Uno dei paesi avversari degli Imperi Centrali, però, la Russia è stata da poco sconvolta dalla Rivoluzione bolscevica. Il suo esercito, che per altro ha svolto un ruolo fondamentale, nella presa del potere dei comunisti, è in fase di dissoluzione.
Una pace giusta e democratica
Si tratta di dieci milioni di uomini in armi, distribuiti sui diversi fronti di guerra, per la grande maggioranza contadini. Uno dei primi atti del governo nato sull’onda della Rivoluzione d’Ottobre è un appello rivolto a tutti i paesi belligeranti affinché si giunga, al più presto, ad una pace “giusta e democratica“. Lenin per altro è convinto che la rivoluzione internazionale è ormai inevitabile.
La proposta bolscevica cade nel vuoto. L’unico paese che la raccoglie è la Germania. Il Reich tedesco ha infatti intenzione di sfruttare al massimo questa opportunità, non tanto dal punto di vista strategico-militare, nel 1918 l’importanza del fronte orientale è andata fortemente scemando, quanto per “acquisire” consistenti vantaggi territoriali e risorse per alimentare la guerra in occidente.
Le dure condizioni di Brest-Litovsk
Il trattato di Brest-Litovsk viene firmato il 3 marzo 1918. I firmatari sono la Russia bolscevica da un lato e l’Impero tedesco, l’Austria-Ungheria, la Bulgaria e l’Impero ottomano dall’altro.
Le condizioni poste dai tedeschi e accettate dai russi sono durissime. Oltre ad impegnarsi a pagare una cospicua indennità di guerra (circa sei miliardi di marchi), la Russia perde la Polonia Orientale, la Lituania, la Curlandia, la Livonia, l’Estonia, la Finlandia, l’Ucraina e la Transcaucasia.
Complessivamente la pace di Brest-Litovsk strappa alla Russia 56 milioni di abitanti (pari al 32% della sua popolazione) e la priva di un terzo delle sue strade ferrate, del 73% dei minerali ferrosi, dell’89% della produzione di carbone e di 5.000 fabbriche.
La delegazione russa
Ma da chi era composta la delegazione russa che firmerà a Brest-Litovsk un trattato così gravoso, sancendo la fine della grande guerra per la Russia? Come è facile intuire la delegazione sovietica voleva plasticamente rappresentare tutti i segmenti rivoluzionari della società che avevano contribuito al successo della Rivoluzione russa.
Ad Alfred Joffe un intellettuale rivoluzionario di origine ebrea, Lev Kamenev, cognato di Trotskij; Grigori Sokolnikov e Lev Karakon tutti membri del gruppo dirigente bolscevico, personalità dalla vivida intelligenza e dalle maniere ineccepibili venne di fatto demandata la gestione delle trattative.
L’unica donna della delegazione era la bella, educata, elegante e introversa Anastasia Bitsenko, terrorista di professione, autrice di numerosi attentati nell’ultimo periodo zarista. L’esercito era rappresentato da un anziano soldato di fanteria, la flotta da un giovane marinaio biondo e atletico. Un operaio rozzo e ignorante rappresentava invece i lavoratori.
Mentre era in viaggio per Brest-Litvosk per la firma del trattato, la delegazione si accorse con orrore che per completare la rappresentazione delle forze proletarie che avevano ispirato la Rivoluzione mancava un contadino. Si rimediò raccogliendo per la strada un autentico mugiko che, nonostante le proteste, fu portato a forza a Brest.
Versailles cancella la pace di Brest-Litovsk
Successivamente la storiografia sovietica definirà quella firmata a Brest-Litovsk una “pace imperialista”, poiché nega uno dei principi enunciati con i decreti dell’ottobre, quello sull’autodeterminazione dei popoli. In effetti, ferme restando le ingerenze tedesche a livello locale, è una pace che vede la fine dell’impero russo che i soviet avevano ereditato.
Il 28 giugno 1919 il Trattato di Versailles che metterà la parola fine alla prima guerra mondiale di fatto cancellerà ufficialmente la pace Brest-Litovsk (che i sovietici consideravano superata sin dal novembre 1918, quando in Germania era scoppiata la rivoluzione) e richiamerà in patria le truppe tedesche che si trovavano negli stati nati dalla fine dell’impero russo, lasciando queste nazioni nel caos della guerra civile russa.