venerdì, Maggio 3

Costantinopoli, il centro economico del mondo

Tra il IX e il XII secolo, Costantinopoli, la città rifondata dall’imperatore Costantino l’11 maggio del 330, fu il centro economico dell’Occidente cristiano e crocevia fondamentale dei commerci tra l’Oriente e l’Europa. La sua centralità economica non derivava esclusivamente da una posizione geografica strategica, né dalla mera intraprendenza dei suoi mercanti. Se Costantinopoli assunse una preminenza così netta rispetto a tutte le altre città del bacino mediterraneo e non solo, lo si deve al ruolo svolto dallo Stato.

Uno Stato interventista

Si trattava infatti di un sistema economico che volendo raffrontarlo ai giorni nostri potremmo tradurre come un capitalismo contaminato da un forte interventismo statale. La capitale bizantina era un grande mercato internazionale, su scala globale, di ben altra vivacità e importanza rispetto agli altri centri urbani occidentali dove il commercio languì fino all’XI secolo. Ebbene lo Stato attraverso l’eparca controllava capillarmente tutte le transazioni commerciali che transitavano per Costantinopoli.

La carica dell’eparca o prefetto urbano, mutuata come tante altri istituzioni da Roma era stata istituita nel 359 e tra le sue funzioni era compresa quella del controllo delle gilde, delle corporazioni e delle istituzioni pubbliche limitatamente alla capitale.

Una moneta forte

Insieme all’interventismo statale un ruolo fondamentale nel predominio economico di Costantinopoli è da attribuire alla sua moneta, il solidus d’oro (in greco nòmisma), dal peso di 4 grammi, che godeva di un prestigio internazionale su uno spazio economico vastissimo, che andava dalla Spagna fino all’India.

Le ragioni dell’affidabilità internazionale di questa moneta dipendevano da un lato dalla preponderante parte d’oro di cui era fatta che raggiungeva il 90% del peso della moneta stessa e dall’altra dalla forte immissione nel mercato di questo mezzo di pagamento da parte di un’economia altamente organizzata e disciplinata. Nell’XI secolo il solidus raggiunse la coniazione di circa un milione di pezzi l’anno, un numero stratosferico per le altre economie occidentali le cui riserve auree erano scarsissime, anche se le coniazioni che avvenivano nelle società mussulmane dell’epoca erano considerevolmente superiori.

Al centro di una rete di scambi

Costantinopoli è al centro di flussi commerciali che provengono dal Mar Nero (grano e schiavi), dall’estremo Nord (pellame), dal Baltico (ambra), da Creta (vini), dall’Adriatico (sale), da Venezia e Dalmazia (legname) e dalla Serbia (ancora schiavi). Per gestire questo imponente flusso di traffici i commercianti si affiliavano in corporazioni (non soltanto nella capitale, ma in tutto l’impero).

Quelle più importanti a Costantinopoli erano le corporazioni coinvolte nell’approvvigionamento della capitale e quindi le corporazione dei mercanti di bestiame, dei macellai, dei pescivendoli, dei fornai, degli osti, ma nel momento del suo massimo splendore a queste corporazioni si affiancano i mercanti coinvolti in quella che potremmo definire oggi come “l’economia del lusso”.

L’industria del lusso

Quindi corporazioni coinvolte nella manifattura e nel commercio della seta, ma anche della lavorazione del lino e della produzione di arazzi. In particolare quella della seta per gli altissimi profitti generati era sotto lo stretto controllo di un esarca, nominato dal governatore della città, che vigilava sull’applicazione dei regolamenti che sovrintendevano l’attività delle cinque corporazioni coinvolte nell’industria e nel commercio della seta.

L’industria del lusso non si esaurisce però nel tessile, dall’orificeria alla lavorazione delle pietre dure, dall’avorio ai manoscritti miniati c’è da soddisfare una domanda sempre più impetuosa che proviene dall’aristocrazia cittadina e provinciale e dallo stesso entourage imperiale.

Il cuore del mercato di Costantinopoli

Il cuore di questo mercato internazionale si dispiega lungo la centralissima via Mesê, delimitata, su ciascun lato, da due file di portici, sotto i quali ci sono i luoghi di vendita. Dalla Mesê si giungeva all’agorà, compresa tra il foro di Costantino e il palazzo imperiale, dove si svolgevano i traffici di maggiore importanza, potendo contare su una fitta rete di cambiavalute in grado di convertire in solidus qualsiasi moneta del mondo conosciuto e viceversa.

Infine non possiamo concludere questa breve panoramica sul ruolo centrale svolto da Costantinopoli non soltanto nell’economia bizantina ma in quella dell’intera Europa senza rimarcare ancora una volta la straordinaria rete di relazioni commerciali che integravano la capitale con le grandi vie carovaniere provenienti dall’Asia, i porti sul mar Nero, come Trebisonda, e la rete di collegamento anatolica, balcanica ed ellenica, con città importanti come Tessalonica, città che all’epoca raggiunse i 150 mila abitanti.

Senza dimenticare i collaudati rapporti economici con l’Egitto e la Spagna omayyde e la “relazione particolare” che si andò costituendo con Venezia. Tale divenne l’importanza di Costantinopoli nel mondo del commercio e degli affari che presto le altre realtà economiche del Mediterraneo chiesero di poter costituire delle “legazioni” nella capitale. I primi in questo senso furono gli amalfitani che nel 944 ottennero il permesso di costituire una propria colonia a Costantinopoli.

L’insieme di questi fattori che abbiamo sommariamente descritto ebbero la capacità di trasformare l’economia della capitale bizantina da una dimensione regionale ad una internazionale, dominando per secoli la scena economica del Mediterraneo.

Fonti:

alcune voci di Wikipedia

Mascilli Migliorini, Luigi; Feniello, Amedeo; Francesca Canale Cama. Storia del mondo

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