domenica, Maggio 5

Dalle sonde Voyager arriva una nuova scoperta

Un incredibile scoperta è stata fatta dalle sonde Voyager 1 e Voyager 2, entrambe lanciate oltre 43 anni fa per riuscire a studiare i pianeti esterni del nostro sistema Solare. Secondo un team di fisici di alcuni prestigiosi enti di ricerca USA, le sonde hanno reso noto dei flussi di elettroni all’interno dei raggi cosmici, ossia delle particelle ad alta energia che viaggiano tra le stelle, che sono state accelerate da delle onde d’urto prodotte dalle eruzioni solari.

La scoperta fatta dalle sonde Voyager, purtroppo, è caduta in secondo piano a causa della pandemia, una situazione che riesce ad oscurare gli altri campi scientifici. Le due sonde della NASA sono situate ormai ben oltre i confini del nostro sistema Solare, facendo così divenire la scoperta unica è particolarmente importante.

Le onde d’urto che sono riuscite ad accelerare le particelle sono state create da delle espulsioni di gas ed energia provenienti dal Sole a oltre a 1,5 milioni di chilometri all’ora. Questo significa che hanno viaggiato oltre un anno prima di giungere alle sonde Voyager, che attualmente sono situate rispettivamente a più di 22 e 18 miliardi di chilometri dalla Terra.

Gli elettroni che sono stati intercettati sono stati accelerati lungo le linee dei campi magnetici interstellari, e ora viaggiano ad una velocità di poco inferiore a quella della luce, che è circa 300.000 km al secondo nel vuoto.

Donald Gurnett, dell’University of Iowa, USA, e coordinatore dello studio pubblicato sull’Astronomical Journal, spiega che: “Fuori dalla regione sotto il dominio del Sole, la eliosfera, l’onda d’urto di un’esplosione solare fluisce lungo le linee del campo magnetico interstellare, ed è su queste linee che avviene l’accelerazione degli elettroni dei raggi cosmici”.

Gli scienziati grazie ai dati inviati sulla Terra, sono riusciti a determinare che gli elettroni sono stati accelerati prima di essere rilevati in quello stato dagli strumenti delle due sonde Voyager. Sia il fenomeno che il meccanismo che lo ha prodotto non erano mai stati visti prima nello spazio esterno.

La scoperta adesso potrà sicuramente aiutare a capire molto meglio tutte le dinamiche che riguardano le onde d’urto, anche quelle create dalle eruzioni sulle altre stelle. Non solo, grazie a questa scoperta si potrà comprendere meglio l’influenza che potrebbero avere le particelle accelerate sugli astronauti, che nei prossimi anni si troveranno a soggiornare per un lungo periodo sulla Luna e su Marte, soprattutto durante le attività all’esterno, dove saranno sottoposti a delle notevoli concentrazioni di raggi cosmici.

Donald Gurnett, conclude affermando che: “L’idea che le onde d’urto possano accelerare le particelle non è nuova, soltanto che fine ad oggi questo processo non era mai stato osservato, ma solamente teorizzato. Un aspetto straordinario è che il fenomeno è stato rilevato in un nuovo regno estremamente rarefatto, nel mezzo interstellare, che è molto differente dall’ambiente interno del nostro Sistema Solare, dove già sappiamo che il vento solare viene sottoposto a processi simili”.

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