martedì, Maggio 14

I 6 numeri dell’universo

Tra le mille incredibili caratteristiche dell’universo, la più strana e importante, almeno per il genere umano, è la sua ineguagliabile capacità di essere adatto alla nostra esistenza. Solo qualche piccola, marginale modifica, come ad esempio una gravità appena più intensa o più debole o se il processo di espansione fosse stato in modo quasi insignificante più veloce o più lento e non si sarebbero formati quegli elementi stabili che compongono la materia, organica e inorganica.

Se la forza di gravità fosse stata un filo più intensa, l’universo sarebbe anche potuto collassare e se d’altra parte, la gravità fosse stata più debole, avrebbe impedito qualsiasi unione di particelle dando vita a un universo vuoto e frammentato. Queste peculiarità fanno ritenere a molti fisici che non ci sarebbe stato un solo Big Bang, ma milioni, trilioni in ogni regione dell’infinito. Noi vivremmo proprio nell’unico universo in cui potremmo esistere.

Secondo Martin Rees, Britain’s Astronomer Royal, esistono numerosi universi (forse infiniti) ciascuno con attributi propri, in differenti combinazioni; noi, semplicemente, viviamo in uno di tali universi, le cui condizioni sono tali da consentirci di esistere. Sempre secondo Rees, ex Presidente della Royal Society, classe 1942, che nella sua carriera ha scritto oltre 500 pubblicazioni, a definire il nostro universo per quello che è, sono soltanto sei numeri e che se solo uno di questi venisse modificato – sia pure in minima parte, le sue condizioni sarebbero molto diverse da quelle attuali, tali da diventare un’universo inospitale per la vita umana.

Il primo valore è il numero N. Il cosmo è incredibilmente vasto grazie ad un numero tanto grande quanto importante pari ad 1 con 36 zeri. Il numero N indica il rapporto tra l’intensità delle forze elettriche che uniscono gli atomi e la forza di gravità che agisce tra di essi. Secondo Rees, se N avesse anche un solo zero in meno, probabilmente, esisterebbe un solo universo e gli esseri viventi, non disponendo del tempo necessario per l’evoluzione biologica, sarebbero piccoli come degli insetti.

Il secondo numero, e (epsilon) è pari a 0,007 ed indica l’intensità del legame tra nuclei atomici e il modo in cui tutti gli atomi sulla Terra sono stati generati.

Poi abbiamo il numero cosmico W (omega) che invece misura la quantità di materia nel nostro universo e ci rende edotti dell’importanza di gravità ed energia d’espansione nell’universo. Per Rees, se tale valore fosse stato troppo basso, non si sarebbero formate le galassie.

Il quarto valore, l (lambda) è la forza che controlla l’espansione del nostro universo. Si tratta di un’anti-gravità cosmica scoperta sul finire del novecento. Se tale forza non avesse avuto i valori infinitesimali che possiede, probabilmente il suo effetto sarebbe stato tale da arrestare la formazione di stelle e galassie e quindi l’espansione dell’universo. Il tessuto del nostro universo dipende da un solo numero.

Questo quarto numero, definito Q, ha un valore pari a 1/100.000 e raffigura il rapporto fra due energie fondamentali. Rees sostiene che se Q avesse un valore diverso, magari più piccolo, l’universo sarebbe un luogo inerte e senza struttura cosmica ( cioè senza stelle e galassie); se invece Q avesse un valore maggiore, l’universo sarebbe uno spazio violento e pieno di buchi neri.

Il sesto numero cosmico è quello delle dimensioni spaziali del nostro mondo. Esso è denominato D ed ha un valore pari a 3. Se fosse pari a 2 o a 5 la vita non potrebbe esistere. Insomma, D determina le tre dimensioni spaziali, alle quali, però si deve aggiungere quella temporale. E’ grazie a questi 6 numeri che esiste il nostro universo, quindi la vita stessa.

Per capire meglio questi numeri “magici” parliamo dell’idrogeno. Affinché l’universo sia come quello in cui viviamo occorre che l’idrogeno sia convertito in elio con molta precisione e in quantità impressionanti – così da trasformare in energia sette millesimi della sua massa. Se questo valore fosse un poco più basso – sei millesimi invece di sette, per esempio – non potrebbe verificarsi alcuna trasformazione: l’universo consisterebbe esclusivamente di idrogeno e niente altro. Se il valore fosse appena un po’ più alto – portandolo a otto millesimi – la combinazione avrebbe fatto esaurire l’idrogeno in poco tempo (cosmologicamente parlando).

Una modifica così marginale e infinitesimale, in più o in meno, avrebbe prodotto un altro universo e noi oggi non saremmo qui.

Fonti:

alcune voci di Wikipedia

controcampus.it

Breve storia di quasi tutto di B. Bryson

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