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Il disastro di Dieppe

Il 19 agosto 1942 la Gran Bretagna lancia un attacco anfibio contro il porto di Dieppe, sulla costa atlantica francese. L’operazione Jubilee, questo il nome in codice del raid su Dieppe, si rivelerà un clamoroso e sanguinoso fallimento. Per avere un’idea del tributo di sangue pagato dagli Alleati, sui circa 5000 soldati canadesi, che costituivano l’80% delle truppe coinvolte sulla costa della Senna Marittima, quasi il 58% fu catturato o ucciso.

Improvvisazione e dilettantismo

L’operazione Jubilee fu pianificata in modo approssimativo e gestita con un dilettantismo ingiustificabile. Chi la volle e quali erano gli obiettivi dell’occupazione di un porto che in nessun caso la Gran Bretagna sarebbe stata in grado di trasformare in testa di ponte permanente?

Nell’informativa che Winston Churchill tiene in parlamento, l’8 settembre, per giustificare questo azzardo, egli afferma che il raid era da considerarsi una “ricognizione di massa” che aveva il compito di acquisire informazioni preziose per una futura invasione su larga scala. Questa tesi, ampliata e sostenuta da Louis Mountbatten, il responsabile del disastro in quanto capo dello stato maggiore del Combined Operations Headquarters (Quartier generale delle operazioni combinate, COHQ), verrà ribadita più volte nel dopoguerra, tanto che gran parte della storiografia anglosassone la sposa acriticamente.

Il contesto politico e militare

Per comprendere le motivazioni politiche e militari che porteranno a Jubilee, dobbiamo partire dal momento difficile che Churchill e il suo gabinetto viveva nel 1942. Appoggiato dai suoi generali, Churchill si stava opponendo con tutte le sue forze alla richiesta statunitense e russa di aprire un secondo fronte, assicurandosi una testa di ponte a Brest o Cherbourg. Il Primo Ministro inglese e i suoi alti ufficiali sono consapevoli che la Gran Bretagna non ha le risorse per conseguire un obbiettivo così ambizioso.

Come se non bastasse Churchill deve difendere la sua leadership da una serie di sconfitte e disastri militari a cui la Gran Bretagna è andata incontro in quel periodo. La caduta di Singapore il 15 febbraio, poi di Rangoon l’8 marzo, il raid giapponese nell’oceano Indiano agli inizi di aprile, la vittoria di Rommel in Libia a fine maggio e la caduta di Tobruk il 21 giugno. Come se non bastasse la battaglia dell’Atlantico sta vivendo una nuova fase, gli U-boot tedeschi infliggono perdite sempre più rilevanti al naviglio alleato, arrivando nel mese di giugno del ’42 ad affondare ben 700.000 tonnellate di navi.

È in questo contesto che il 4 aprile 1942 Lord Mountbatten abbozza per la prima volta la proposta di un raid su Dieppe. Alla base della scelta di questo porto francese ci sono almeno due motivazioni, la prima è che pare essere difeso da truppe tedesche mal equipaggiate e poco addestrate, la seconda è che il bersaglio è a portata degli Spitfire che non hanno un raggio d’azione e un’autonomia particolarmente brillante.

Il vero obbiettivo di Dieppe

Nel 2005 uno storico canadese avanza la convinzione che il vero motivo del raid su Dieppe sia quello di sottrarre ad una base della Kriegsmarine che custodiva un dispositivo tedesco Enigma a quattro rotori, ultimo modello della macchina crittografica che dal febbraio 1942 ha messo fuori gioco i decrittatori britannici di Bletchley Park, rendendo da un giorno all’altro le comunicazioni degli U-boot illeggibili.

L’attacco a Dieppe sarebbe quindi un gigantesco diversivo per mascherare un pinch, ossia un’acquisizione di materiale logistico all’insaputa del nemico. Quale che siano i motivi veri od occulti di Rutter, questo è il primo nome in codice di quella che poi sarebbe stata battezzata come operazione Jubilee, il piano caldeggiato da Mountbatten viene accolto favorevolmente da Churchill che ha bisogno di segnare politicamente un punto, in un anno complessivamente molto difficile per la Gran Bretagna.

Il contingente d’attacco

Il raid su Dieppe è troppo impegnativo per affidarlo ai soli commandos, il corpo scelto “inventato” proprio da Churchill nel giugno del 1940 e per questo il Primo Ministro chiede aiuto al Canada che ha stanziato nelle campagne inglesi un corpo d’armata costituito da quattro divisioni di fanteria e una brigata corazzata, per un totale di 200.000 uomini, fino a quel momento totalmente inutilizzati.

Il Primo Ministro canadese accoglie entusiasticamente la richiesta di Churchill e 5000 soldati vengono scelti per costituire la massa d’urto principale delle forze d’attacco alleate. Il resto della forza d’attacco è costituita da truppe scelte inglesi e americane e perfino da 15 francesi.

Il piano d’attacco

Agli elementi delle due brigate canadesi e al battaglione di carri armati Churchill fu dato il compito di sbarcare sulle spiagge e di sferrare l’attacco principale al porto; alle unità di paracadutisti fu affidato il compito di neutralizzare i cannoni delle due batterie costiere che sormontavano il porto di Dieppe.

Successivamente, per maltempo, i lanci dei paracadutisti furono abbandonati a favore di un’incursione anfibia di gruppi di commando (1.000 uomini, divisi tra forze speciali inglesi, gruppi di rangers statunitensi e forze francesi indipendenti) e a loro fu affidato il compito in precedenza dei paracadutisti.

L’attacco doveva essere preceduto da un bombardamento aereo massiccio che fu annullato per non inimicarsi la popolazione francese del luogo e da un cannoneggiamento navale, che però con l’ennesimo cambiamento dell’ultim’ora fu affidata ad una flottiglia di cacciatorpediniere con scarsa potenza di fuoco.

Il pinch, l’acquisizione segreta della macchina Enigma IV, venne affidata ad un’unità costituita ad hoc: l’Intelligence Assault Unit (unità di assalto dell’intelligence, IAU), ideata il 20 marzo 1942 dal Commander Ian Fleming, futuro “papà” di James Bond.

La prova generale del piano (Operazione Yukon) che si svolgerà il 16 giugno 1942 sulle coste del Dorset fallisce miseramente e poco meglio andrà la seconda prova, Yukon 2, che si terrà una settimana dopo, sempre nel Dorset.

Il raid

Finalmente nella notte tra il 18 e il 19 agosto, viene lanciata l’operazione Jubilee. Dagli aeroporti inglesi partono 75 squadroni, in gran parte costituiti da caccia, circa 800 aerei complessivamente, mentre da cinque porti, 245 tra navi e chiatte convergono verso l’area con a bordo circa 4000 marinai e 6100 soldati. Le cose iniziano ad andare male fin dalle prime battute, i caccia inglesi dotati di scarsa autonomia non riescono ad assicurare una copertura aerea adeguata, contrariamente alla Luftwaffe tedesca che ha basi logistiche molto più vicine al punto di attacco.

La forza d’attacco principale incontrò la difesa nemica integra, perché non ci furono bombardamenti pesanti preliminari e il cannoneggiamento navale era insufficiente; la fanteria canadese fu decimata dalle postazioni di mitragliatrici tedesche, i carri armati Mk IV Churchill ebbero gran difficoltà ad arrivare sulla spiaggia, una parte affondò addirittura in mare nonostante fosse stata modificata in senso anfibio.

A Pourville, a est della città, il South Saskatchewan Regiment arriverà nel posto sbagliato, e i canadesi saranno inchiodati dal fuoco delle mitragliatrici e dei mortai tedeschi. A niente varrà l’intervento come rinforzo di un battaglione di Cameron Highlanders. Quando i soldati dell’Essex Scottish e della Royal Hamilton Light Infantry sbarcano alle 5.23 rimangono intrappolati senza scampo nella spiaggia di Dieppe.

Tra il comando delle operazioni rimasto a bordo delle navi e le truppe combattenti a terra, le comunicazioni sono farraginose e contraddittorie e soltanto con il passare delle ore ci si rese conto del sostanziale fallimento dello sbarco. Dopo nove ore di combattimenti fu decisa la ritirata, ma per i citati problemi di comunicazione ci vollero altre sei ore prima di ritirare quello che rimaneva del contingente d’attacco. L’operazione non portò a nessuno spostamento di forze tedesche dal fronte russo alla Normandia e provocò, invece, un rafforzamento delle fortificazioni.

L’operazione sotto copertura per il trafugamento della macchina Enigma di nuova generazione fallì ancor prima di effettuare il tentativo programmato. La batosta fu sonora: dei 6100 soldati di Dieppe, solo 2078 rivedranno l’Inghilterra; 980 sono morti (il sedici per cento), 635 sono feriti (il 10,4 per cento) e 2010 sono prigionieri (il 32,9 per cento). La Royal Navy perde 34 imbarcazioni (tra cui un cacciatorpediniere) e subisce 148 morti, 263 feriti e 112 prigionieri.

Per contro i tedeschi contano solo 132 morti e 201 feriti, ai quali si aggiungono settantotto morti e trentacinque feriti della Kriegsmarine. La RAF perde 106 aerei a fronte dei 48 abbattuti al nemico.

Il dopo Dieppe

Mountbatten grazie ai potenti appoggi di cui gode a Corte, nel Governo e al sostegno della stampa uscirà indenne da questo clamoroso insuccesso. Anche Churchill se la cava con quella dichiarazione al Parlamento di cui abbiamo accennato all’inizio di questo articolo. Fortunatamente per gli Alleati, il 30 ottobre 1942 la Royal Navy entra in possesso di un dispositivo Enigma a quattro rotori, mettendo fine a dieci mesi di “cecità” pagati con l’affondamento di 3,9 milioni di tonnellaggio.

Quanto deve lo sbarco di Normandia all’esperienza tragica del raid di Dieppe? Meno di quello che per anni la storiografia anglosassone ha sostenuto. Certamente è emersa l’importanza di coordinare perfettamente le forze aeree, navali e d’invasione, evitando le sottovalutazioni e l’improvvisazione del raid.

Occorre però tenere presente che Dieppe fu soltanto la prima e certamente più piccola operazione di sbarco che precedette il D-Day. Dagli sbarchi in Nordafrica, in Sicilia, ad Anzio e del Pacifico, gli Alleati appresero molto di più. L’operazione Jubilee per come era stata concepita e poi realizzata non aveva alcuna possibilità di conseguire i risultati sperati e si aggiungerà al lungo elenco di scelte sbagliate compiute da entrambi i fronti durante il secondo conflitto mondiale.

Fonti:

alcune voci di Wikipedia

AA.VV.,. I grandi errori della II guerra mondiale: Le decisioni sbagliate, le catastrofi annunciate, i fallimenti militari

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