giovedì, Maggio 16

La rivincita dell’Occidente latino

Dopo lo sfaldamento dell’impero carolingio, l’europa occidentale cristiana attraversa una fase di profonda crisi politica, economica, sociale e perfino culturale. Se paragonata ad altre aree del pianeta, come la Cina, l’Umma mussulmana e perfino l’impero bizantino, la cristianità latina è un’area geografica marginale e depressa.

Uno spazio geografico limitato

Si tratta di un’area geografica relativamente piccola che va dall’attuale Polonia al Nord della Spagna, e dalla Britannia e la Scandinavia, a nord, fino all’Italia, a sud. Ad ovest è chiusa dall’oceano Atlantico che ancora per secoli sarà più una barriera invalicabile che una via per nuove rotte commerciali e politiche, il Mediterraneo, se si escludono alcune città italiane, è di fatto egemonizzato dagli arabi e dai bizantini.

Come se non bastasse la cristianità è accerchiata e soggetta a nord, ad invasioni da parte dei vichinghi, che dilagano in Britannia e negli stessi territori francesi, fermandosi nell’antica Armorica, dove fondano, grazie al loro capo Rollone, a partire dai primi decenni del X secolo, il ducato di Normandia. Nel Mediterraneo le coste sono invece flagellate dalle incursioni dei pirati saraceni, mentre ad est, la cristianità latina deve fronteggiare l’invasione degli ungari che saranno sconfitti solo nel 955 da Ottone I, di Sassonia nella battaglia di Lechfeld.

Disgregazione e irrilevanza geopolitica

Dal punto di vista politico, la Cristianità latina è fortemente frammentata e questa dispersione del potere politico rafforza il senso di irrilevanza nello scacchiere internazionale. Si tratta di una disgregazione che inizierà a trovare la sua composizione politica in strutture statuali più forti e coese soltanto a partire dal XII al XIII secolo. Se il potere politico, ad iniziare da quello imperiale, conobbe uno dei punti di massima crisi, anche il Papato, dalla morte di Giovanni VIII, avvenuta nel 882, entrerà in una fase di caos totale. La marginalità economica e sociale dell’Occidente cristiano prima dell’anno Mille è accompagnata anche dal languire della vita culturale, confinata essenzialmente in pochi centri monastici.

L’inizio della ripresa

A partire dalla metà del X secolo si assiste però ad una ripresa di quest’area del mondo. Si tratta di una ripresa non omogenea, che avviene per così dire a macchia di leopardo, ma che caratterizza indubitabilmente un deciso cambio di segno rispetto ai 150 anni precedenti.

Quali sono i fattori che innescarono questa ripresa? Prima di tutto occorre specificare che si trattò di uno sviluppo che nasce sempre dal basso, seguendo congiunture e particolarità locali. Alcune prassi poi si consolidarono diventando comuni, se non in tutto l’occidente cristiano in gran parte di esso. Un esempio tipico è la diffusione dei castelli già a partire dal X secolo, che sia pure con tipologie costruttive e di funzione diverse si diffondono in pochi decenni in tutta la cristianità latina.

Il ruolo delle città

Un contributo importante rivestì la formazione di città autonome, indipendenti che svolsero soprattutto in Italia e nelle Fiandre un ruolo decisivo sia nello sviluppo economico di questi territori che dal punto di vista geopolitico. Anche la rinascita culturale è segnata dal sorgere delle prime università, alcune perfino laiche, cosa non scontata nel periodo storico a cui ci riferiamo in questo articolo.

Questo nuovo fermento, che si traduce anche in maggiore fiducia rispetto al futuro, sancisce anche l’aumento delle relazioni politiche ed economiche verso la Catalogna, l’Adriatico, il Sud Italia, l’asse danubiano e le vie fluviali del Baltico.

La fine delle invasioni

La ripresa dell’Occidente è favorita in modo non marginale dalla fine delle invasioni di popoli provenienti dall’est, con la sconfitta degli Ungari a metà del X secolo, infatti si conclude una lunghissima fase di pressione e incursioni di popoli provenienti dalle steppe centro-asiatiche. Diversamente sarà la cristianità ortodossa ad essere sottoposta alle aggressioni provenienti dall’est, mongoli e turchi in testa, questa pressione sarà uno dei fattori decisivi del declino dell’impero bizantino.

Crescita e cambiamento climatico

Alla fine se dobbiamo indicare con una sola parola il principale fattore della rinascita dell’occidente, questa parola è senz’altro crescita. Una crescita favorita da un deciso cambiamento climatico che si traduce in un periodo di circa 300 anni insolitamente caldo che coinvolse in modo particolare gran parte dell’emisfero settentrionale, dall’America settentrionale alla Cina. Per capire di cosa parliamo basti dire che in Inghilterra si coltiverà la vita, ben oltre le attuali latitudini. In altre zone del pianeta i cambiamenti climatici sono tutt’altro che clementi, prolungate siccità investono il Mediterraneo orientale e penetrano in Asia centrale, colpendo duramente la Persia e l’Iraq. L’Africa equatoriale vive condizioni analoghe, tra il 1000 e il 1250. L’Egitto vive una desertificazione intensa e, da essere il granaio del Mediterraneo, si trasforma in una terra arida e stepposa.

Più terre coltivate, più popolazione

Le condizioni favorevoli nell’occidente latino aumentarono la resa dell’agricoltura sostenendo così la crescita demografica. Dopo secoli di stagnazione demografica, infatti, la popolazione iniziò a crescere. Secondo alcune stime, la cristianità latina, tra il X e l’XI secolo raggiunse una popolazione oscillante tra i 35 e i 40 milioni di abitanti, fino ad arrivare, presumibilmente, intorno ai 70 milioni, nel 1250. L’insieme di questi fattori spingeva l’Occidente cristiano nelle condizioni di prendersi la sua “rivincita” non soltanto verso i mussulmani, ma anche verso l’altra parte della cristianità, quella orientale di rito ortodosso, Si apriva progressivamente la fase egemonica dell’Occidente sul mondo orientale, fino ad allora traino politico, culturale ed economico del bacino mediterraneo e medio-orientale.

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