martedì, Maggio 14

La rivoluzione di David W. Griffith

Il cinema, nella sua accezione più matura, deve molto a David Wark Griffith, nato a La Grange, nello Stato del Kentucky, il 22 gennaio 1875. La Guerra Civile americana si è conclusa da circa dieci anni, ma il giovane Griffith, la rivive dai racconti appassionati e romantici di suo padre, Jacob “Roaring Jake” Griffith, un autentico eroe confederato, che lo alleverà nel mito del Sud sconfitto e con una severa impronta morale protestante.

La passione per la drammaturgia si rivelò infruttuosa e Griffith all’età di 32 anni fu assunto dalla  casa di produzione American Mutoscope and Biograph Company, per la quale diresse all’incirca 450 cortometraggi, il formato allora standard per i film, che erano spesso proiettati a gruppi.  Nei cinque anni nei quali fu sotto contratto con la Biograph, dal 1908 al 1913, Griffith maturò una solida esperienza tecnica che gli fu utilissima quando nel 1915 fondò insieme a Mack Sennett la Triangle Film Corporation, con cui produsse quello che viene considerato il suo capolavoro Nascita di una nazione (160 minuti di proiezione).

Il modo di girare questo lunghissimo, per gli standard dell’epoca, lungometraggio risente dell’influenza del film dell’italiano Giovanni Pastrone, Cabiria, ma Griffith apporterà tali e tante novità nel linguaggio cinematografico, tanto da codificare in modo sostanziale il futuro della Settima Arte. Con Griffith nasce anche la figura del regista. Fino ad allora la paternità di un film era contesa da una pluralità di persone, tra cui spiccava la figura del cinematographer, quello che possiamo definire come cineoperatore, ovvero colui che maneggiava la macchina da ripresa.

Griffith con il suo controllo sulla struttura narrativa del lungometraggio e sugli aspetti organizzativi e finanziari della lavorazione darà dignità a questa nuova figura, il regista, consacrandolo come il principale autore dell’opera cinematografica. Questa visione lo porterà al conflitto con il suo storico cineoperatore William Bitzer, detto Billy, che aveva inventato molti effetti speciali, come l’illuminazione interna o le riprese dalla testa di una locomotiva e che considerava “suo” il film in virtù proprio della centralità dell’operatore di ripresa.

La prepotenza di Griffith nel prendere in mano l’intera direzione del film portò alla rottura di questo sodalizio innescando però una proficua concorrenza tra i due, a tutto vantaggio del cinema americano che godrà dei frutti di questa rivalità, in termini di innovazioni tecniche e di linguaggio. Questa rivoluzione nei ruoli artistici e tecnici nella lavorazione di un film, porterà lentamente alla nascita di nuove e sempre più importanti figure professionali come lo sceneggiatore, il montatore, il fotografo e gli attori, che salvo poche eccezioni, erano considerate fino ad allora più come comparse che come soggetti fondamentali della struttura narrativa. Il cinema si afferma come arte collettiva, corale nella quale il regista ha le funzioni di un direttore d’orchestra.

Scompare con Griffith anche la figura dell’imbonitore o narratore che spiega le inquadrature del film allo spettatore. Il regista americano si affida da un lato ad una narrazione delle immagini più efficace e dall’altra all’uso sapiente delle didascalie e che inizialmente servivano a presentare le scene. Successivamente vennero usate per introdurre i personaggi, o anche per indicare quanto tempo passava. Le didascalie accompagneranno da allora il cinema fino all’avvento del sonoro.

È però nella realizzazione del controverso film Nascita di una nazione che Griffith compie la più grande delle rivoluzioni, superando ampiamente Pastrone, egli produce   la prima opera cinematografica compiutamente narrativa, dove il rapporto tra interesse verso la storia raccontata e le immagini mostrate propende decisamente verso la prima. Il film è una ricostruzione romanzata di alcuni episodi della  guerra civile americana, tratti da due modesti romanzi del reverendo Thomas Dixon. Nascita di una nazione sprigiona un dinamismo mai visto prima, con inquadrature brevi montate in modo da valorizzare la struttura narrativa e scene di battaglia così drammaticamente cruente come mai si erano viste prima.

Il lungometraggio ebbe un successo strepitoso, incassando oltre 10 milioni di dollari e risultando essere il film muto più redditizio della storia del cinema ma fu aspramente criticato per le tesi razziste palesemente espresse da Griffith che “trasformerà” il Ku Klux Klan, in un movimento spontaneo di “cittadini volenterosi” che ristabilisce l’ordine nel Sud, sconfitto nella guerra civile e abbandonato dal governo del Nord a orde armate di schiavi liberati e violenti.

Per difendersi dalla critiche feroci che la pellicola scatenerà, Griffith nel 1916 girerà il film Intolerance, espressamente dedicato a tutte le forme di violenza e intolleranza. Con questo lungometraggio Griffith sperimenterà il montaggio parallelo, di quattro storie, ambientate in tempi e luoghi molto diversi, accomunate dall’idea di pace e armonia tra le persone. Il film risultò un clamoroso insuccesso al botteghino, tanto da trascinare al fallimento, nel 1917, la casa di produzione fondata da Griffith e Sennett.

Griffith non riuscì più ad eguagliare il successo di Nascita di una nazione, marchiato dalla sua ideologia razzista, si ritirò dal cinema nel 1931, all’età di 56 anni. Ebbe gravi problemi di alcolismo e dilapidò tutti i proventi ricavati all’apice della sua carriera. David Wark Griffith, morirà il 23 luglio 1948, all’età di 73 anni, per gli effetti procurati da un’emorragia cerebrale.

Fonti:

alcune voci di Wikipedia

Bernardi, Sandro. L’avventura del cinematografo

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