sabato, Dicembre 7

La storia dal buco della serratura del DNA

La genetica è la  branca della biologia che studia i geni, l’ereditarietà e la variabilità genetica negli organismi viventi. Da quando agli inizi degli anni Sessanta dello scorso secolo i biologi si sono impegnati  a decrittare il codice genetico molti passi avanti sono stati fatti. La svolta decisiva è avvenuta nel  1990  sotto la guida di Jamelia D. Wilkinson presso i National Institutes of Health degli Stati Uniti con l’avvio del progetto internazionale HGP (Progetto Genoma Umano) il cui obiettivo principale era quello di determinare la sequenza delle coppie di basi azotate che formano il DNA e di identificare e mappare i geni del genoma umano.

Il  progetto costato complessivamente 3 miliardi di dollari ha portato al completamento della  decifrazione del genoma nel 2003, due anni prima della data di conclusione prevista inizialmente. Questo straordinario risultato ha aperto nuove prospettive di analisi e di ricerca sulla  storia  dell’umanità e di tutti quei 107 miliardi circa  di persone che sono vissute e morte sul nostro pianeta, dalla comparsa dell’uomo ad oggi.

Ognuno di noi ha due genitori che a loro  volta  hanno avuto due genitori e così via. Andando in questo modo a ritroso  nel  tempo noteremo che raddoppiando a ogni generazione si ottiene un numero totale che supera, e di parecchi miliardi, quello degli esseri umani mai vissuti. Il fatto è che le nostre genealogie si intersecano le une nelle altre, i rami si avviluppano su se stessi e si trasformano in reti, e tutti coloro che hanno camminato su questa terra lo hanno fatto intrappolati nella ragnatela delle ascendenze.

Se torniamo indietro di qualche dozzina di secoli potremmo rimanere stupefatti nel constatare che tutti  i 7 miliardi di esseri umani attualmente viventi discendono da un numero ristrettissimo di antenati, più o meno la popolazione di un villaggio.

Il genoma umano è una chiave fondamentale  per ricostruire la storia dell’umanità. La  vita sulla  Terra esiste da circa 3,9 miliardi di anni e la specie  Homo Sapiens al quale apparteniamo è apparsa  per la  prima volta circa  200.000 anni fa in Africa Orientale.

La storia si basa su materiale documentale pitture, documenti, incisioni. Prima di essa c’è solo una labilissima e limitata  tradizione orale, un periodo lunghissimo che definiamo Preistoria dove hanno  imperato i miti più  che i fatti. Le prima forme di scrittura risalgono intorno al  6.000 a.C. in Medio Oriente, prima di allora le uniche  forme  documentali umane erano incisioni e pitture rupestri. Come se non bastasse i documenti scompaiono,   si dissolvono, lavati via dalle intemperie, consumati dagli insetti e dai batteri, oppure distrutti, nascosti  o magari modificati  in modo a volte premeditato e doloso. Basta allontanarsi di un paio di millenni e su molti aspetti che hanno avuto un ruolo significativo nell’evoluzione delle  civiltà ci sono fondati dubbi sulla  loro  esattezza  e veridicità.

Persino l’esistenza di Gesù Cristo è tutt’altro che storicamente provata,  la maggior  parte dei racconti sulla sua vita furono scritti decenni dopo la sua morte da persone che non lo avevano conosciuto in vita. Per fortuna adesso esiste un modo più oggettivo e preciso per leggere  il  nostro passato. 

Circa un decennio fa, cinquant’anni dopo la scoperta della doppia elica, la nostra capacità di leggere il DNA è evoluta al punto da trasformarlo in una fonte storica di inestimabile  valore. Il  genoma umano con i suoi 3 miliardi di lettere che lo  compongono è un’impronta digitale  genetica unica ed univoca per tutti gli esseri umani fin qui  vissuti. I genetisti sono diventati così un po’ anche degli storici che hanno a disposizione  un metodo scientifico che meno si presta a speculazioni ed  interpretazioni  soggettive.

Nei prossimi post affronteremo un piccolo viaggio nella storia della  comparsa dell’uomo sulla  Terra ed oltre.

 

 

 

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