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Questo stereotipo sociologico e culturale si afferma fin dai primissimi anni di vita del cinema. L’esordio assoluto dell’italo-americano malavitoso avviene addirittura nel 1906, in un film della Biograph, società di produzione statunitense, fondata a New York nel 1896 da Henry N. Marvin, Herman Casler, Elias Koopman e dall’inglese William K.L. Dickson, che aveva lavorato alla costruzione del kinetoscopio per Edison. A New York vive una nutrita colonia di italiani ed italo-americani che fanno da sfondo al film The Black Hand di Wallace McCutcheon. Si narra la storia dell’omonima società segreta (precursore della Mafia o di Cosa Nostra) che rapisce la figlia di un facoltoso macellaio italiano.
A differenza dei film del genere che seguiranno, il macellaio non pratica l’omertà, egli si ritiene un buon americano, fiducioso nella legge e nelle polizia a cui si rivolge e che riuscirà a sgominare la banda di criminali che tiene in ostaggio la giovane.
Girato in gran parte a Little Italy il film si propone di descrivere anche le condizioni di vita di una comunità etnica, per l’appunto gli italiani d’America. A partire dalla fine del XIX secolo, e fino agli anni trenta del XX secolo, gli Stati Uniti d’America erano diventati una delle destinazioni principali degli emigrati italiani, con la maggior parte di essi che si insediarono , perlomeno inizialmente, nell’area metropolitana di New York.
Altri film che ribadirono il legame tra provenienze etnica (italiana) e Mafia furono The Last of Mafia del 1915 e The Adeventures of Lieutnant Petrosino del 1912.
Con l’avvento del sonoro il gangster o il mafioso italiano diverrà uno dei più importanti protagonisti etnicamente connotati del cinema americano.