giovedì, Maggio 9

L’era dei trilobiti

Tempo: tra i 485 e i 444 milioni di anni fa. Siamo in pieno periodo Ordoviciano, uno dei sei (sette nel Nord America) segmenti temporali nei quali è divisa l’era Paleozoica. La Terra è costituita in gran parte da oceani, mentre le terre emerse sono raccolte tutte in un unico super continente, denominato Gondwana.

Le rocce dell’Ordoviciano sono principalmente sedimentarie. A causa dell’area relativamente ristretta e della limitata elevazione delle terre emerse, i sedimenti marini che compongono una gran parte dell’Ordoviciano consistono in gran parte di calcari, con residuali composti di argille e arenarie. La flora di questa era sperduta nei meandri del tempo è costituita per lo più da alghe verdi, muschi, funghi e briofite non vascolari. L’inizio dell’Ordoviciano è ritenuto essere un periodo caldo, perlomeno lungo i Tropici, nella parte conclusiva i ghiacci furono largamente estesi. Durante l’Ordoviciano, la Gondwana fu estesamente coperta da mari poco profondi che favorirono la crescita di organismi che fissavano il carbonato di calcio nei loro gusci (conchiglie) o nelle loro parti solide del corpo.

In questo mondo alieno, nel profondo degli oceani e dei mari prosperava un singolare organismo vivente: il trilobite. Questa creatura, il cui fossile è stato studiato per anni dal paleontologo Richard Fortey (classe 1946), che trovò il primo trilobite da ragazzino, quando si arrampicava sulle rocce della St. David’s Bay in Galles, si chiama così perché ha un piano corporeo costituito di tre parti o lobi (capo, torace e coda). I trilobiti comparvero sulla Terra, nella loro forma compiuta, intorno a 540 milioni di anni fa, in prossimità del periodo conosciuto come “l’esplosione del Cambriano“, un’era nella quale la vita sembrò proliferare e diversificarsi in modo quasi esponenziale.

I trilobiti scomparvero insieme a molte altre specie durante l’immane estinzione del Permiano che avvenne circa 251,4 milioni di anni fa, che segna il limite tra i periodi geologici Permiano e Triassico, e che registrò la scomparsa dell’81% delle specie marine e del 70% delle specie di vertebrati terrestri; fu l’unica estinzione di massa nota di insetti. I trilobiti prosperarono per 300 milioni di anni, il doppio dei dinosauri. La maggior parte di questi artropodi di ambiente marino rimase di piccole o piccolissime dimensioni, la maggior parte più o meno grandi come un moderno coleottero. Alcuni però eccezionalmente raggiunsero anche i 60/70 cm di lunghezza.

Dotati di un esoscheletro con morfologia complessa, in parte di natura organica e in parte composto da carbonato di calcio, i trilobiti formarono circa 5000 generi e 60.000 specie. Per tutto il diciannovesimo secolo la loro improvvisa comparsa sul palcoscenico della vita diede fiato ai creazionisti che videro, nella repentina apparizione di queste forme complesse di vita, una dimostrazione concreta dell’intervento divino.

Almeno fino al 1909 quando l’accidentale scoperta effettuata da un paleontologo di nome Charles Doolittle Walcott, sulle Montagne Rocciose canadesi portò alla luce un affioramento di scisto delle dimensioni di un isolato cittadino, che conteneva un assortimento mai visto di fossili risalenti all’epoca immediatamente successiva a quell’incredibile fioritura di forme di vita complessa nota come esplosione del Cambriano. Questa scoperta dimostrò che la vita “complessa” non era appannaggio di un momento preciso dell’Ordoviciano bensì seguiva un lunghissimo percorso fatta di nuovi organismi emergenti ed estinzioni altrettanto repentine (geologicamente parlando).

Tra il 1910 e il 1925 Walcott disseppellì almeno 60.000 fossili di una varietà enorme di animali. Tornando ai trilobiti le loro origini sono ancora in gran parte sconosciute. In base al tipo di segmentazione e alla presenza di carapace calcitico è molto probabile che abbiano un antenato in comune con i chelicerati (picnogonidi, limuli, euripteridi e aracnidi). Prima di uscire di scena durante la formidabile estinzione del Permiano proliferavano in tutti i domini marini e oceanici del Paleozoico. I loro fossili si trovano in sedimenti marini che spaziano dalla piana di marea e dalla parte più interna della piattaforma continentale (prossima alla linea di costa), fino alla scarpata continentale e alla piana abissale. Dall’Ordoviciano sono associati anche a sedimenti di piattaforma carbonatica.

Fonti:

alcune voci di Wikipedia

Storia di (quasi) tutto di B. Bryson

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