sabato, Maggio 4

L’Intelligenza Artificiale può predire il nostro destino?

A chi non piacerebbe predire il futuro? Le cose sono un po’ più complicate se in ballo c’è il “nostro” futuro. Siamo sicuri di voler sapere l’anno esatto in cui moriremo? Oppure quanto dureranno le nostre relazioni affettive? Fino ad oggi alcune persone si affidano all’astrologia o a presunti chiaroveggenti per avere risposte sull’immancabile “trinità” salute, amore e denaro. In cuor loro queste persone desiderose di squarciare il velo del proprio futuro sanno di affidarsi ad un rito magico che non ha niente di scientifico.

Una recente ricerca pubblicata sulla rivista Nature Computational Science apre un nuovo affascinante e problematico scenario: l’Intelligenza Artificiale (IA) potrebbe predire il nostro futuro.

Nascita di una disciplina

La disciplina che studia i processi legati all’intelligenza artificiale affonda le sue radici nel lontano 1956. Quell’anno nel New Hampshire, al Dartmouth College, si tenne un convegno al quale presero parte alcune delle figure di spicco del nascente campo della computazione dedicata allo sviluppo di sistemi intelligenti: John McCarthy, Marvin Minsky,  Claude Shannon e Nathaniel Rochester. Su iniziativa di McCarthy, un team di dieci persone avrebbe dovuto creare in due mesi una macchina in grado di simulare ogni aspetto dell’apprendimento e dell’intelligenza umana. 

Naturalmente questo ambizioso e proibitivo obbiettivo era destinato al fallimento, ma da allora i progressi nello sviluppo dell’Intelligenza artificiale sono stati costanti e negli ultimi venti anni addirittura prodigiosi.

La ricerca

Sune Lehmann, dell’Università Tecnica della Danimarca a Lyngby ha generato un algoritmo in grado di fare previsioni sui singoli individui dopo essere stato addestrato con i dati relativi a 6 milioni di danesi. Fondamentalmente è uno sviluppo di uno dei compiti che l’IA sa fare meglio, ovvero le previsioni, sulla base dell’analisi di grandi quantità di dati, identificando schemi ricorrenti e ripetizioni.

Usando quindi queste ampiamente collaudate capacità, i ricercatori danesi hanno provato ad applicarle sulla possibilità dell’IA di prevedere alcuni aspetti della vita umana. Dai dati, relativi a 6 milioni di persone, l’algoritmo ha provato a prevedere alcuni aspetti futuri, primo tra tutti la mortalità precoce, in particolare la sopravvivenza superiore a 4 anni tra le persone di età compresa tra 35 e 65 anni, e a determinare alcune caratteristiche della personalità legate alla sfera sociale, come la durata delle relazioni sentimentali.

Gli aspetti etici e giuridici

I risultati sono incoraggianti ma aprono scenari che implicano aspetti etici e giuridici di non facile soluzione, tanto che lo stesso studio sottolinea la necessità di approfondire questi interrogativi. Uno strumento del genere può ovviamente trovare altre applicazioni che non siano la data probabile del proprio decesso o la durata di una relazione affettiva. Ad esempio l’IA potrebbe consigliare strumenti più affidabili per pianificare la spesa pensionistica o ancora per fissare il valore per l’acquisto di un immobile in nuda proprietà.

Certo è, che rimangono dal punto di vista giuridico non pochi approfondimenti da fare per definire non soltanto il contesto di applicazione ma anche come e quali dati sensibili poter utilizzare.

Fonti:

La ricerca

Alcune voci di Wikipedia

Ansa.it

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