giovedì, Maggio 9

Nabta Playa: il più antico osservatorio astronomico del mondo

A oltre 1000 chilometri dalla famosa piramide di Giza, si nasconde un incredibile tesoro archeologico: il cerchio di pietre di Nabta Playa, considerato il più antico osservatorio astronomico del mondo, forse precedente a quello di Stonehenge, in Inghilterra. Il Cerchio del Calendario o Cromlech sono due denominazioni del sito, per via della sua forma e dei suoi allineamenti con le stelle.

Gli antichi egizi lo usavano per seguire il movimento del cielo e calcolare le stagioni, la lunghezza dei giorni e il solstizio d’estate. Il cerchio di pietre di Nabta Playa testimonia la profonda conoscenza astronomica e la grande capacità ingegneristica di una civiltà scomparsa.

L’astronomia di Nabta Playa

Questa struttura megalitica, scoperta dagli archeologi Fred Wendorf e Kim Malville, presenta sei linee di pietre che si estendono dal centro del cerchio verso est, come i raggi di una ruota. Queste sono allineate con le posizioni di tre stelle importanti nel cielo notturno: Sirio, la stella più luminosa; Dubhe, la stella principale dell’Orsa Maggiore; e le stelle della cintura di Orione.

L’uso dell’antico osservatorio astronomico di Nabta Playa

Abbiamo già visto come gli egizi si servivano del sito, ma utilizzavano anche il suo allineamento per seguire il ciclo annuale delle stelle e determinare le stagioni, le piogge e le migrazioni degli animali.

Il Cerchio del Calendario di Nabta Playa ha una sorprendente somiglianza con le pratiche astronomiche degli antichi egizi, che celebravano una cerimonia chiamata “allungamento della corda” per orientare le piramidi e i templi secondo le stelle dell’Orsa Maggiore. Gli egizi, inoltre, osservavano attentamente la levata eliaca di Sirio e della cintura di Orione, che segnalavano l’inizio del nuovo anno e l’arrivo della piena del Nilo.

L’antica popolazione di Nabta Playa onorava una divinità femminile dell’aspetto di una mucca, simbolo di fertilità, La sua rappresentazione, ritrovata su un monolito, anticipava il culto di Hathor, la dea del cielo, della gioia, della danza e dell’amore, che aveva proprio le fattezze dell’animale menzionato.

In generale vi era il culto dei bovini, testimoniato dai riti che celebrarono in occasione del solstizio e dalle sepolture di animali che donarono come sacrificio. Secondo Wendorf, il sito archeologico fu anche un luogo destinato al culto dell’acqua.

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