sabato, Maggio 4

Venezia dopo la guerra contro l’Ungheria

Il 1 giugno 1355 viene finalmente sancita la pace tra Genova e Venezia. Le due più importanti Repubbliche marinare italiane riconoscevano nel trattato le rispettive sfere di influenza commerciale e decidono di “sterilizzare” per il momento l’area contesa del Mar Nero. Purtroppo per la città lagunare il Re d’Ungheria, acerrimo nemico dei veneziani, non si sentiva vincolato dal quel trattato e continuò a premere sui possedimenti di Venezia in Dalmazia. Non era solo: con lui erano il patriarca d’Aquileia, il conte di Gorizia, il signore di Padova, il duca d’Austria.

Il particolare il casato d’Austria si rivelerà nei secoli il nemico più irriducibile di Venezia operando per oltre quattro secoli allo smantellamento della potenza veneziana fino alla sua definitiva caduta per opera di Napoleone Bonaparte.

Il Doge in carica, dal 21 aprile 1355, era Giovanni Gradenigo, detto il Nasone. Nel 1356 Venezia si trova a fronteggiare l’aggressione del Re d’Ungheria e dei suoi alleati fin dentro i suoi recenti domini in terraferma, assediando Treviso. In particolare Francesco I da Carrara (1325-1393) signore di Padova da 1345 al 1388, colse al volo l’occasione per sbarazzarsi di quella che riteneva una rivale pericolosa, soprattutto da quando deteneva il possesso della Marca Trevigiana.

A niente era valso il fatto che era stata proprio Venezia a reintegrare la sua famiglia nella signoria di Padova. Durante la crisi il Doge Gradenico moriva ed al suo posto veniva eletto Giovanni Dolfin che comandava la difesa dell’assediata Treviso. Si trattava di uomo dal temperamento indomito e coraggioso che però si trovava ad affrontare una situazione quasi disperata, soprattutto quando gli ungheresi che iniziarono ad assediare la stessa Mestre.

Il timore di un crollo del fronte interno indusse Venezia ad inviare un’ambasceria presso la corte d’Ungheria per trattare la pace. Le proposte del re, durissime, comportavano la cessione della Dalmazia e la rinuncia, da parte del doge, al titolo di duca di Dalmazia e Croazia, assunto duecento anni prima da Vitale Falier.

Le assemblee costituzionali della Repubblica discuteranno animatamente su queste condizioni capestro ma alla fine saranno accettate. La pace con il regno di Ungheria però non eliminò le tensioni con Francesco di Carrara. Costui fece erigere nuovi bastioni difensivi al confine tra i due Stati e una disputa sorta nel 1362 sull’isola di Sant’Ilario costrinse l’anno dopo i padovani a cedere alla Serenissima metà dell’isola, con l’impegno di entrambe le parti a non fortificare il proprio settore.

Le provocazioni di Francesco non si limitavano agli aspetti più dichiaratamente diplomatico-militari ma si riversano anche sul lato economico con l’attacco al monopolio veneziano del sale. Sono tensioni che sfoceranno molti anni dopo, nel 1372 nella seconda guerra contro Venezia.

Nel frattempo gli anni che vanno dal 1356 al 1372 sono anni di ritrovata prosperità per Venezia. La città lagunare si lecca le ferite subite nel corso degli ultimi smacchi militari e ricuce i patrimoni indeboliti dalle necessità belliche. Le tensioni che verranno non riusciranno per molti anni a mutare questo quadro sereno e sostanzialmente prospero.

Come scrivono molti cronisti coevi quasi tutti i Veneziani possiedono qualcosa e per quelli più poveri interviene lo Stato o le fondazioni monastiche, le confraternite religiose, le innumerevoli scuole d’arti e mestieri nei quali è divisa la società veneziana. Questa ripresa economica e sociale verrà turbata nel 1363 dalle notizie provenienti da Creta.

Ancora una volta da quest’isola problematica, con una forte tendenza autonomistica sviluppatesi negli anni, spirano venti di rivolta, stavolta fomentati, in seguito all’imposizione di una nuova tassa, dalle lagnanze dei veneziani che l’hanno scelta come residenza dei propri traffici.

Tito Venier, Andrea Corner, Marco Gradenigo detto Spiritello, Michele Falier, insomma tutti i più bei nomi del patriziato veneziano immigrato nell’isola daranno la stura all’ennesima crisi cretese, ma questa è un’altra storia che racconteremo in un prossimo articolo.

Fonti:

alcune voci di Wikipedia

La Repubblica del Leone di A. Zorzi

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