domenica, Maggio 19

Vita di una Badessa

Da quando gli storici hanno iniziato ad esplorare i registri vescovili conosciamo moltissime cose sulla vita sociale e religiosa dei monasteri, quelle comunità introdotte dagli ordini mendicanti sotto l’autorità di un Abate, per i frati e di una Badessa per le suore.

Le visite del Vescovo

Dentro questa miniera di informazioni emerge un quadro preciso della vita di una madre superiora tipica del Basso Medioevo. Nell’età di Mezzo in Inghilterra (ma non soltanto) tutti i conventi femminili e buona parte di quelli maschili, erano visitati generalmente, a intervalli regolari, dal vescovo della loro diocesi o da qualche suo inviato per controllarne il buon andamento. Si trattava di un’ispezione in piena regola i cui risultati venivano riportati sui registri vescovili della diocesi.

Quando il vescovo o un suo inviato arrivava nel convento, preceduto da una lettera di avvertimento che invitava le sorelle a prepararsi, era di solito accompagnato dai suoi segretari e da qualche dotto funzionario della curia. Dopo un pranzo collettivo, il vescovo riceveva separatamente, una ad una, tutte le sorelle, ad iniziare dalla madre Badessa, invitandole a parlare della conduzione della vita monastica e delle altre sorelle.

Lo scopo dell’ispezione era fondamentalmente capire se la Badessa amministrava bene il convento, se si celebravano i riti nelle forme dovute, se le finanze erano in buono stato, se la disciplina era osservata. Può sembrare strano ma durante le ispezioni le lagnanze delle suore fioccavano, sia nei riguardi delle altre sorelle sia, soprattutto, della madre superiora. Qualunque fatto si prestava alle lamentele delle suore: uno schiaffo ricevuto da una consorella, una suora che aveva saltato una funzione religiosa o che era uscita senza permesso, o peggio ancora che si era appartata con un girovago o un ragazzotto del luogo.

L’esito dell’ispezione

Il bersaglio principale spesso era la Badessa, soprattutto se questa era malvista dalla maggioranza delle suore. La superiora poteva essere accusata di essere eccessivamente autoritaria, brontolona, di dissipare le sostanze del convento, di uscire troppe volte a cavallo, di vestirsi come una nobildonna piuttosto che come una monaca, di esibire troppi gioielli. Tutte queste lagnanze, che spesso erano veri e propri pettegolezzi, venivano scrupolosamente annotate per iscritto dal vescovo.

Al termine di questa sorta di indagine, egli convocava in plenaria tutte le monache e se c’erano state poche lamentele, le lodava spronandole a continuare così. Nel caso opposto le redarguiva severamente, rimproverava le colpevoli e ordinava loro di correggersi, e quando tornava al suo palazzo o nel feudo in cui risiedeva, scriveva una lista di prescrizioni in cui diceva esattamente quali cose dovessero essere migliorate. Di questa lista venivano redatte due copie, una da conservarsi nei registri vescovili e l’altra consegnata a mano alle monache che erano tenute a leggerla ad alta voce. Una delle fonti più preziose per queste visite ispettive e i conseguenti rapporti è rappresentata dalla diocesi di Lincoln, in Inghilterra, che per quasi tre secoli, ininterrottamente, ha conservato questi atti nei registri vescovili, giunti fino a noi.

Una bambina entra in convento

Ma quale era la vicenda umana tipica di una Badessa? Quasi certamente entrava in monastero fin da bambina. Occorre rammentare che nel Medioevo le ragazze erano considerate adulte a quindici anni, potevano sposarsi senza permessi speciali già a dodici anni ed entrare in convento a quattordici. Probabilmente la nostra futura Badessa faceva parte di una famiglia benestante con diverse figlie il padre avrà deciso di sistemare subito la più piccola costituendo la dote necessaria per entrare nel convento. La grande maggioranza delle monache faceva parte della classe aristocratica o della borghesia emergente. Entrare in un convento illustre ed aristocratico era piuttosto impegnativo dal punto di vista finanziario.

Entrare in convento costa

Prima di tutto occorreva pagare un diritto di ingresso pari a circa 200 sterline di oggi, poi occorreva fornire alla fanciulla un abito nuovo, un letto e qualche altro mobile. Infine quando dopo il noviziato la giovane prendeva i voti era indispensabile dare una grande festa a cui partecipavano tutte le consorelle, le amiche e gli amici della neo suora e il frate che aveva celebrato la funzione e a cui spettava un importante regalo.

Il noviziato

Durante il noviziato che durava alcuni anni, la fanciulla imparava a leggere e a cantare e nei conventi inglesi, anche un rudimentale francese. Le novizie appartenenti all’aristocrazia apprendevano altresì il modo di comportarsi a tavola e a conversare in lingua francese, la lingua “colta” della nobiltà inglese. Le monache venivano chiamate madama o signora da coloro che interagivano per qualsiasi motivo con il convento.

La vita monastica, come per i frati, era scandita dai tempi della glorificazione di Dio, gran parte del tempo era speso a pregare e cantare le lodi del Signore. Le suore avevano sette Uffici da recitare ogni giorno. Verso le due del mattino bisognava recitare il Mattutino: si alzavano tutte dal letto al suono della campana e scendevano in chiesa, nel freddo e nel buio del coro, per dire il Mattutino, seguito immediatamente dalle Lodi. Tornavano a letto proprio quando l’alba schiariva il cielo e dormivano ancora per tre ore, e poi si alzavano definitivamente alle sei e recitavano Prima. Durante il giorno, a intervalli stabiliti, dicevano Terza, Sesta, Nona, Vespri e Compieta. Quest’ultimo Ufficio si recitava alle sette di sera in inverno, e alle otto in estate, dopodiché in linea di principio dovevano ritirarsi nel dormitorio.

Vitto e opere

Il vitto era costituito da tre pasti: una leggera colazione a base di pane e birra dopo la Prima, un pranzo sostanzioso accompagnato da letture ad alta voce, a metà giornata e una cena parca tra le cinque e le sei di pomeriggio. Da mezzogiorno alle cinque del pomeriggio in inverno e dall’una alle sei del pomeriggio in estate, le suore erano impegnate nel lavoro manuale e intellettuale, intervallato da piccole pause. Alcune di loro si dedicavano all’insegnamento delle buone maniere e delle lettere a giovani fanciulle mandate dai facoltosi padri appositamente per questo in convento.

La regola del silenzio e il linguaggio dei segni

Per gran parte dell’anno in convento si sarebbe dovuto osservare il più stretto silenzio come metodo per non distogliere il pensiero da Dio e per questo le monache (come per altro i frati) dovevano ricorrere ad una sorta di “lingua dei segni” che talvolta rasentava il ridicolo.

La suora che desiderava del pesce doveva «agitare le mani in posizione obliqua, come fanno i pesci con la coda»; per il sale doveva «pizzicare col pollice e l’indice destro il pollice sinistro»; se voleva del vino doveva «muovere l’indice su e giú sul polpastrello del pollice all’altezza dell’occhio». Si contano almeno 106 gesti diversi che formano questo stravagante metodo di comunicazione, che spesso ingenerava equivoci esilaranti.

Anche le suore si annoiano

Questa routine finì per produrre soprattutto nel Basso Medioevo, una vita spirituale dei conventi ben diversa da quella dei secoli precedenti. Spesso gli Uffici venivano svolti come se si trattasse di un rito burocratico da sbrigare quanto prima e la vita monastica aveva perso gran parte del suo rigore spirituale. Le suore amavano spettegolare insieme e dedicarsi agli aspetti della vita mondana che teoricamente dovevano rimanere fuori dal portone del convento. Spesso qualche suora, con pretesti a volte banali e scontati, si allontanava dall’Ufficio prima che fosse finito per tornare a letto oppure per dedicarsi ad altro.

Fare carriera nel convento

Ma come si faceva “carriera” all’interno del convento? I requisiti per aspirare alla carica di Badessa erano diversi. Prima di tutto un alto lignaggio aristocratico rappresentava una chiave vincente per aspirare a quella posizione, poi dovevano passare dieci-quindici anni di anzianità come comune sorella, quindi la candidata doveva riscuotere la simpatia e l’apprezzamento della maggioranza delle monache. A quel punto quando la vecchia madre superiora moriva, l’assemblea delle suore sceglieva tra le possibili candidate quella che corrispondeva di più a questo sommario identikit.

Le funzioni della Badessa

I compiti di una Badessa era molteplici e non tutte si rivelavano all’altezza di ognuno di essi. Esse dovevano sorvegliare la disciplina interna del convento, ma anche sovrintendere alle questioni economiche, dare ordini agli amministratori dei diversi fondi, badare che le fattorie pagassero il dovuto e che le decime affluissero alle chiese che appartenevano al convento. Per tutto questo la madre superiora dovevano consultarsi con le altre monache, riunendosi nel capitolo dove si trattavano queste faccende, ma noi sappiamo dalle fonti che non tutte lo facevano, preferendo gestire in modo autocratico il convento. Inutile dire che queste badesse spesso non godevano del consenso delle sorelle che si sentivano defraudate dal loro diritto di partecipare alla gestione del convento.

Fonti:

alcune voci di Wikipedia

Power, Eileen. Vita nel Medioevo: Il contadino. Il viaggiatore. La badessa. La donna di casa. Il mercante. Il fabbricante di panno

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