venerdì, Maggio 17

Webb immortala delle galassie primordiali

Webb immortala delle galassie primordiali. Il telescopio ha permesso agli astronomi di addentrarsi in un regno di galassie primitive, formazioni precedentemente nascoste ben oltre la portata di tutti gli altri telescopi.

Tommaso Treu dell’Università della California, ricercatore principale di uno dei programmi Webb, ha spiegato che: “Tutto ciò che vediamo è nuovo. Webb ci sta mostrando che c’è un universo molto ricco al di là di quello che immaginavamo. Ancora una volta l’universo ci ha sorpreso. Queste prime galassie sono molto particolari sotto molti aspetti”.

I due documenti di ricerca, condotti da Marco Castellano del National Institute for Astrophysics di Roma, e Rohan Naidu dell’Harvard-Smithsonian Center for Astrophysics e del Massachusetts Institute of Technology di Cambridge, Massachusetts, sono stati pubblicati su Astrophysical Journal Letters.

La ricerca

I ricercatori, con soltanto quattro giorni di analisi, hanno individuato due galassie eccezionalmente luminose all’interno delle immagini di GLASS-JWST. Le galassie in questione esistevano in un periodo riconducibile tra i 450 e 350 milioni di anni dopo il big bang. Le future misurazioni spettroscopiche effettuate con Webb contribuiranno a confermare la datazione.

Rohan Naidu ha specificato della galassia GLASS più distante, denominata GLASS-z12, una formazione risalente a 350 milioni di anni dopo il big bang, che: “Con Webb, siamo rimasti sbalorditi nel trovare la luce stellare più distante che chiunque avesse mai visto, pochi giorni dopo che Webb ha rilasciato i suoi primi dati”.

Il precedente detentore del record era la galassia GN-z11, che esisteva 400 milioni di anni dopo il big bang, identificata nel 2016 da Hubble e dall‘Osservatorio Keck. Marco Castellano, ha spiegato che: “Sulla base di tutte le previsioni, abbiamo pensato di dover cercare un volume di spazio molto più grande per trovare le galassie”.

Paola Santini, quarta autrice dello studio Castellano et al Carta VETRO-JWST, ha aggiunto che: “Questo nuovo capitolo dell’astronomia è semplicemente sbalorditivo”. Pascal Oesch dell’Università di Ginevra, secondo autore dello studio Naidu, ha spiegato che: “Mentre le distanze di queste prime fonti devono ancora essere confermate con la spettroscopia, le loro luminosità estreme sono un vero enigma, un aspetto che sfida la nostra comprensione della formazione delle galassie”.

Garth Illingworth dell’Università della California a Santa Cruz, membro del team Naidu/Oesch, ha spiegato che: “Queste galassie avrebbero dovuto iniziare a formarsi circa 100 milioni di anni dopo il big bang. Nessuno si aspettava che i secoli bui sarebbero finiti così presto. L’universo primordiale sarebbe stato solo ad un centesimo della sua età attuale. Si tratta di un frammento di tempo nel cosmo in evoluzione di 13,8 miliardi di anni”.

Conclusioni

Erica Nelson dell’Università del Colorado, un membro del team Naidu/Oesch, ha dichiarato che: “Il nostro team è rimasto molto sorpreso nell’essere in grado di misurare le forme di queste prime galassie, i loro dischi calmi e ordinati mettono in discussione la nostra comprensione di come si sono formate le prime galassie dell’universo primordiale”.

Questa straordinaria scoperta di dischi compatti è stata possibile solo grazie alle immagini raccolte da Webb, in luce infrarossa. Tommaso Treu, conclude affermando che: “Queste galassie sono molto differenti dalla Via Lattea o da altre grandi galassie che sono presenti intorno a noi oggi”.

Le attuali stime della distanza delle due galassie raccolte da Webb, si basano sulla misurazione dei loro colori infrarossi. Non ci resta che aspettare le misurazioni spettroscopiche di follow-up, che mostreranno come la luce è stata allungata nell’universo in espansione.

FONTI:

https://www.nasa.gov/feature/goddard/2022/nasa-s-webb-draws-back-curtain-on-universe-s-early-galaxies

https://www.ilpost.it/2022/11/19/galassie-james-webb-space-telescope/

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