martedì, Maggio 14

Agli albori del divismo cinematografico

Negli anni Venti dello scorso secolo inizia si intravedono le prime fasi del divismo cinematografico. Si tratta della prima saldatura tra l’industria cinematografica e i mezzi di informazione (giornali, riviste e radio). Nascono così i primi divi, attori e attrici in grado di attrarre con la sola presenza vaste quote di pubblico.

Tra le attrici emerge la figura provocante e trasgressiva di Gloria Swanson, il cui vero nome era Gloria May Josephine Svensson. Nata a Chicago il 27 marzo 1899, diventa la prima star del cinema muto hollywoodiano. Esordisce a soli 14 anni girando alcune scene dopo essere stata notata da uno dei registi di Essanay, una casa di produzione dell’epoca. Appena compie diciotto anni Gloria decide che il suo futuro è nel cinema, raggiunge Hollywood e viene scritturata dal produttore Mack Sennett come una delle Bathing Beauties, ragazze in costume da bagno impiegate per ravvivare situazioni comiche.

La consacrazione avviene nel 1919, quando Gloria ha appena venti anni e viene chiamata dal famoso regista Cecil B. De Mille che gli procura un vantaggioso contratto con la Paramount. Per la casa cinematografica girerà drammi come For Better, for Worse (1919), Fragilità, sei femmina! (1921) e commedie come Maschio e femmina (1919), Perché cambiate moglie? (1920). A metà degli anni venti Gloria Swanson era ormai una vera e propria diva.

Il passaggio dal muto al sonoro rappresentò per la Swanson, come per molti altri attori dell’epoca una fase complicata della propria carriera, nonostante il discreto successo della sua prima pellicola parlata, “L’intrusa” (1929). Gloria abbandonerà il cinema per venti anni, dedicandosi con buon successo al teatro e alla radio.

THREE FOR BEDROOM C (1952) – GLORIA SWANSON. Credit: WARNER BROTHERS / Album

Nel 1950 viene chiamata da Billy Wilder come protagonista del film “Viale del Tramonto” dove interpreterà un’impetuosa stella del cinema muto che vive nel ricordo del passato. La sua splendida interpretazione gli farà conseguire una Nomination all’Oscar e una vittoria ai Golden Globe come migliore attrice in un film drammatico. “Viale del Tramonto” (Sunset Boulevard) rappresenterà il canto del cigno della Swanson che morirà il 4 aprile 1983, all’età di 83 anni.

Se la Swanson è l’archetipo del divismo femminile degli anni Venti, nei maschi trionfa, la figura efebica e sensuale di Rodolfo Valentino nato a Castellaneta, il 6 maggio 1895. Questo immigrato italiano sarà il primo a suscitare veri e propri deliri di folla, come descritto efficacemente dallo scrittore Nathanael West nel romanzo Il giorno della locusta (1939), ambientato alla fine degli anni venti.

La sua prematura scomparsa (morì appena trentunenne)  invece ha alimentato un mito che sopravvive ancora oggi, a quasi un secolo dalla morte. Questo immigrato dalla sessualità borderline ha saputo costruire un personaggio, un mito in grado di infiammare l’immaginario erotico mondiale. Fin dall’inizio della carriera cinematografica Valentino che era emigrato in America nel dicembre del 1913, all’età di 18 anni, consegnato per i suoi tratti latini agli stereotipi del bandito e del malavitoso, rifulge nel tenebroso seduttore di Out of Look e in quelli del ballerino rovina famiglie di Eyes of Youth.

Ma è nel pieno dei ruggenti Anni Venti che Valentino diventa una vera e propria icona, interprete per antonomasia dell’amante latino, tanto che per lui fu coniato il termine di Latin Lover. Interprete di melodrammi avventurosi e a volte grotteschi con una serie di pellicole quali I quattro cavalieri dell’Apocalisse di Rex Ingram, Lo Sceicco di George Melford e Sangue ed Arena, di Fred Niblo Rudy diverrà l’idolo non soltanto delle donne americane ma di tutto l’Occidente.

Nonostante la sua fama di irresistibile dongiovanni Valentino ha avuto diverse storie omosessuali tra le quali quella con il regista Rex Ingram e con un suo truccatore. Il suo ultimo film Il figlio dello sceicco, uscì postumo. La sua morte scatenò vere e proprie scene di isterismo e fanatismo di massa,  oltre che una trentina di suicidi – non si sa quanto legati alla sua morte – si registrarono nel giorno dei suoi funerali, a New York. Nello stesso giorno furono organizzati due cortei funebri, uno appunto a New York, l’altro a Hollywood; quando, il 30 agosto, il corteo funebre attraversò un quartiere di New York, furono decine di migliaia le persone che vi parteciparono.

[simple-author-box]

Fonti:

alcune voci di Wikipedia

Bernardi, Sandro. L’avventura del cinematografo

About The Author

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Verified by MonsterInsights