lunedì, Maggio 13

Il talento visionario di Giovanni Pastrone

L’importanza del cinema italiano agli inizi del ventesimo secolo deve molto alla figura di Giovanni Pastrone, regista e sceneggiatore di fama internazionale, tanto da essere imitato perfino dagli americani. Nato ad Asti il 13 settembre 1882, Pastrone studiò violino al Conservatorio di Torino e nel capoluogo piemontese si trasferì con la moglie nel 1903, all’età di ventun anni.

Qui lavora per un paio d’anni nell’orchestra del Teatro Regio come secondo violino. Nel 1905 entrò come semplice contabile (si era anche diplomato come ragioniere) nella casa cinematografica di cortometraggio Rossi & C. di Torino e grazie alla conoscenza di tre lingue straniere (francese, inglese e tedesco), Pastrone ottenne l’incarico di corrispondente. Nel 1907 ne divenne il direttore amministrativo e nel 1908 comproprietario con Carlo Sciamengo dando il via alla nuova casa di produzione Itala Film.

Il primo film a dargli una buona notorietà, oltre a discreti guadagni, fu la pellicola storia “La caduta di Troia”. Fu il primo film italiano della durata di mezz’ora proiettato senza alcuna interruzione. Si trattava ancora di una pellicola legata ai collaudati e vecchi schemi fatti di inquadrature fisse che riscosse il suo maggiore successo negli Stati Uniti, facendo conoscere per la prima volta la vivacità del nascente cinema italiano.

La svolta però avviene nel 1914 quando Pastrone produce uno dei primi kolossal cinematografici, “Cabiria”, un’opera della durata di ben due ore e mezza. Il film si avvale di grandi scenografie ma soprattutto di un innovativo linguaggio cinematografico. Pastrone dismette la fissità della cinepresa e le inquadrature fisse e utilizza un montaggio di tipo “narrativo” che apre la strada alla maturità definitiva della Settima Arte. Grazie poi alla sua invenzione del carrello muove la cinepresa sulla scena, avvicinandosi ai personaggi per una maggiore partecipazione emotiva. Inoltre utilizza una grande gamma di piani, che vanno dal totale esterno a piani molto ravvicinati, quasi primi piani. Cabiria è un film culturalmente ambizioso, che vuole collegare teatro, cinema, musica e pittura.

Il film è ambientato nell’epoca delle guerre puniche con battaglie, distruzioni, incendi e sacrifici umani e si avvale del più grande esperto di “effetti speciali” dell’epoca, lo spagnolo Segundo de Chomon. Cabiria viene proiettato per la prima volta il 18 aprile 1914 contemporaneamente al Teatro Lirico di Milano e al Teatro Vittorio Emanuele di Torino, dove fu accompagnata dall’orchestra e dal coro del teatro.

Cabira fu uno dei film più costosi del periodo, circa un milione e duecentocinquantamila lire in oro, girato in esterni in Tunisia, sulle Alpi e in Sicilia, con grande uso di comparse  e costumi di scena, dando vita a un filone (quello mitologico) destinato a durare per oltre mezzo secolo. Nel film si impose anche il personaggio di Maciste, interpretato da un ex scaricatore del porto di Genova, Bartolomeo Pagano, scoperto dallo stesso Pastrone. La popolarità ottenuta dall’erculeo personaggio diede vita ad una serie di spin off, di cui oltre venti interpretati da Pagano che negli anni Venti divenne uno dei più pagati attori italiani, arrivando a percepire fino a 600.000 lire l’anno.

Il successo di Cabiria travalicò i confini nazionali tanto da rimanere in prima visione per circa un anno a New York e per sei mesi a Parigi. All’apice della sua fama, nel 1919 Pastrone si ritirò dall’attività cinematografica per dedicarsi ad esperimenti di medicina. Morì il 27 giugno 1959 in conseguenza degli esiti di una caduta.

Bernardi, Sandro. L’avventura del cinematografo

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