sabato, Dicembre 14

COCCHI DI NONNA

Si sono guadagnate da tempo un pessimo epiteto, quello di “assassine”, da quando le baleniere spagnole le osservavano allibiti assalire con foga le balene. Eppure non sono pericolose per l’uomo, ma ironia della sorte siamo, di fatto, il loro unico nemico. Ci riferiamo, ovviamente, alle orche.

Una fama immeritata

Come abbiamo accennato le orche godono, nell’immaginario collettivo, di una fama sinistra e immeritata. In natura gli attacchi delle orche nei confronti dell’uomo sono rarissimi e non si registrano aggressioni mortali. Le uniche vittime umane causate da questi animali sono avvenute in condizioni di cattività, quando le orche sono sottoposte ad innaturali condizioni di stress psico-fisico.

La responsabilità di questa fama ingiusta, dipende, in buona parte da un film horror di serie B, uscito nel 1977, “L’orca assassina“, per la regia di Michael Anderson. La pellicola che cercava di sfruttare il successo de “Lo Squalo” di Spielberg, uscito due anni prima, non ebbe un grande successo di pubblico e di critica, ma nel corso degli anni è diventato un cult di questo sottogenere dei film horror, cementando nell’immaginario collettivo, una ferocia sanguinaria di questo grande mammifero.

Caratteristiche basilari

Odontoceti, cetacei con denti, le orche formano un’unica specie, anche se suddivisa in una decina di “ecoptipi”, popolazioni diverse in varie zone marine, con diverse misure, caratteristiche fisiche, vocalizzi e dieta. Con una livrea bianca e nera, i maschi arrivano a circa 8 metri di lunghezza, le femmine a 7.

La gestazione è molto lunga, da 15 a 18 mesi, quindi doppia della nostra, con un cucciolo che nasce ogni 5 anni circa. Le orche sono in genere molto longeve, con le femmine che possono sfiorare i 90 anni di età, mentre i maschi i 60. Le pinne pettorali, usate per equilibrio e cambiamenti direzionali, hanno ossa identiche a quelle di braccia e mani umane. Invece la coda, con struttura imponente (larga più di un metro e mezzo nei maschi) e muscoli forti, viene usata per nuotare, immergersi e tornare in superficie.

Società

I gruppi sociali delle orche, detti “pod”, sono formati da più famiglie, il cui numero di componenti varia da pochi a 20, con una femmina più anziana leader, figli, figlie e nipoti. Le orche sono una delle sei specie animali che vanno in menopausa, verso i 50 anni; le nonne mostrano una particolare forma di protezione esclusiva per i maschi e non per le femmine: infatti i maschi mostrano meno ferite delle femmine, per cui sono difesi nei combattimenti con altri individui estranei al pod.

Questo dipende dal fatto che i maschi posseggono un potenziale riproduttivo maggiore: quindi essi vengono allevati accuratamente, con condivisione di cibo, fino alla età adulta. Invece le femmine fin da piccole, purtroppo per loro, si devono rendere autonome e procurare il cibo da sole.

Alimentazione e tecniche di caccia

Alcune specie si nutrono solo di pesci, altre cacciano uccelli e pinguini, mammiferi marini, come leoni marini, foche, balene e delfini. In particolare quelle che vivono nelle acque antartiche sono vere specialiste nella caccia di foche. Una volta individuata una foca su un lastrone di ghiaccio alla deriva, alcune di esse, generano un’onda potente col movimento sincronizzato per farla scivolare in acqua. Nel caso non bastasse, esse producono un’altra onda ancora maggiore. Poi accerchiano la foca e una le sferra il colpo mortale, per poi smembrarla e suddividere le carni con altre.

Linguaggio

Le orche comunicano tra loro con un variegato repertorio vocale: fischi, click e chiamate intervallate da silenzio. Questi “dialetti” cambiano da gruppo a gruppo. Addirittura una femmina in un parco marino ha riprodotto alcune parole, come “Hello”, “Bye Bye”, “Amy”, “one” e “two”, ripetute dall’addestratore.

Tale capacità è condivisa solo da delfini, elefanti, pappagalli, oranghi e beluga. Esse possono pure imitare suoni non familiari, tra i quali una specie di pernacchia. Inoltre sanno imitare anche i versi di tursiopi e leoni marini, oltre ai movimenti delle loro simili.

Pericoli

Si pensa che almeno la metà delle 50.000 orche attualmente presenti nei mari rischi di scomparire, soprattutto a causa dei PCB (policlorobifenili), usati fino a pochi anni fa nell’industria di lubrificanti e vernici. Essi tendono ad accumularsi nei tessuti viventi, non eliminati se non mediante il passaggio ai piccoli col latte, che avendo uno strato di grasso protettivo, ne vengono molto colpiti.

Per saperne di più:

L’orca assassina (film)

I delfini, tra altruismo e aggressività

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