domenica, Maggio 19

Operazione Monastero

La più grande maskirovka (termine che in russo possiamo tradurre come  occultamento,  camuffamento) mai sviluppata dai servizi segreti sovietici, e probabilmente  da ogni altra agenzia  di spionaggio durante la seconda guerra  mondiale  è  stata senza ombra di dubbio, l’operazione Monastero.

Il ripensamento di Stalin

Agli inizi del 1942, quando ancora Stalin si ostinava ad accentrare su di se tutte le decisioni strategiche e tattiche del conflitto, con risultati disastrosi, avviò una profonda revisione dei servizi di intelligence sovietici, portandoli di fatto quasi alla  paralisi. I continui rovesci militari indussero il padrone  del Cremlino, nell’estate del 1942, ad avviare una vera e propria rivoluzione nella  conduzione della  guerra, che implicitamente ammetteva  il proprio fallimento come stratega. Da allora concesse ai generali, almeno  fino al  livello  di corpo d’armata, maggiore autonomia e permise ai servizi segreti di  funzionare di nuovo in modo coerente e professionale.

È in questo contesto che viene  lanciata, congiuntamente da NKVD, la polizia politica e servizio di controspionaggio e dal GRU, i servizi di intelligence militare,  l’operazione Monastero, la  più grande  macchinazione spionistica di tutta la guerra, probabilmente superiore  alla stessa operazione Fortitude con la quale gli alleati cercarono di mascherare lo sbarco in Normandia.

L’agente Max

Originariamente concepita nel  luglio del 1941, con  lo  scopo di introdursi nell’apparato spionistico  nazista ed individuare eventuali traditori, Monastero fu,  nell’estate del 1942, ricalibrata ed ampliata costruendo un fittizio movimento di resistenza anti sovietico e filo tedesco infiltrato nel Comando Supremo russo e  con il nome in codice Trono.

Un vecchio aristocratico di nome Glebov, ex presidente della nobiltà di Gorki, in stato di povertà e dalla  salute  malferma, fu ingaggiato per diventare il capo del presunto Movimento di Resistenza.  Glebov era però di fatto solo uno specchietto per le allodole, il ruolo centrale dell’Operazione  Monastero, venne svolto dall’agente  Max nome  in codice di Alexandre Demianov, di origini aristocratiche e già agente operativo del NKVD. 

Nel 1941, Demianov, a cui non mancava una buona dose di coraggio, in pieno dicembre, dopo una lunghissima  marcia sugli sci, attraversa le linee nemiche, consegnandosi ai tedeschi come disertore dell’Armata Rossa e rappresentante di circoli anti sovietici e pro-tedeschi.

Inizialmente i tedeschi accolgono Demianov con molta diffidenza, temendo che si tratti di un doppiogiochista al servizio di Stalin, anche se ne ammirarono il coraggio per aver attraversato la steppa per centinaia di chilometri, in pieno inverno russo, al fine di raggiungere le linee nemiche.

I nazisti cadono nella trappola

Con il  passare del tempo l’Abwher si convince  di poter utilizzare Demianov come infiltrato e agli inizi del 1942  viene paracadutato nei pressi di Mosca.   Pavel Anatol’evyč Sudoplatov  che coordinava per il Centro sovietico l’operazione Monastero, decise che la base del movimento di resistenza anti sovietico fosse collocata nella casa moscovita dell’agente Max.

Nell’ultima parte del  1942 Demianov trasmette all’Abwher ed a Reinhard Gehlen, il  capo dei servizi segreti tedeschi sul  fronte orientale , di essere stato assegnato  in qualità  di ufficiale minore  addetto alle  comunicazioni presso il comando supremo sovietico.

Un’esca da 70.000 morti

Lo sviluppo  più importante e controverso dal  punto di vista storico dell’Operazione  Monastero si ebbe nel novembre del 1942, un momento cruciale del conflitto bellico. Il 19 novembre l’Armata Rossa lanciò l’operazione Urano,  lo  storico doppio aggiramento della VI Armata tedesca dietro Stalingrado.

Quattro giorni dopo fu però scagliata dai russi un’offensiva nella  zona di Kalinin con ben sei armate, l’operazione Marte, che si risolse in un disastro senza precedenti, con oltre 70.000 russi morti. Il maresciallo  Zukov ammise il  drammatico  fallimento di questa  offensiva ma più di mezzo secolo dopo, Sudoplatov  rivelò che l’operazione Marte era stata  preventivamente rivelata ai tedeschi senza che Zukov lo sapesse su esplicito  ordine di Stalin.

Il  drammatico  sacrificio di tanti uomini e mezzi aveva  come  cinico  obiettivo  quello di creare un’azione diversiva a favore dell’Operazione Urano  a Stalingrado, distogliendo  uomini e mezzi del nemico.

Per anni  si è dibattuto se questo incredibile  sacrificio  fosse davvero da attribuire a Monastero e gli storici si sono aspramente divisi, ma negli ultimi anni questa terribile  ipotesi ha assunto sempre  più consistenza. La vittoria  sovietica a Stalingrado  passa anche dal sacrificio  di decine di migliaia di soldati russi cinicamente mandati alla morte da Stalin per assicurarsi una  vittoria strategica.

Per saperne di più:

Accerchiamento della VI Armata tedesca

La capitolazione di Stalingrado

Nella foto in evidenza, l’agente Max, alias Alexandre Demianov

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