lunedì, Maggio 20

Osservato un buco nero particolarmente “vorace”

L’Università di Leicester coordinata da Phil Evans ha pubblicato su Nature Astronomy uno studio su un buco nero che si trova al centro di una galassia a 500 milioni di anni luce dalla Terra. Due sono le particolarità che hanno reso questa osservazione particolarmente interessante, l’anomala dimensione di questo buco nero e la sua “voracità“. Ma andiamo per ordine.

Il ruolo del telescopio Swift

La primissima osservazione di un fenomeno poi ricondotto al buco nero della galassia 2MASX J02301709+2836050 avviene quando  un lampo di raggi X viene rilevato da Swift, il telescopio della Nasa messo in orbita nel 2004 per lo studio di eventi che rilasciano energie molto elevate, in particolare le emissioni di raggi gamma. Le emissioni durano una decina di giorni e poi si ripetono con una ciclicità di 25 giorni.

Questo fa supporre agli astronomi che si tratti dei passaggi ravvicinati di una stella grande all’incirca come il nostro Sole attorno ad un buco nero con dimensione tra le 10.000 e le 100.000 masse solari. Questa è la prima anomalia. Si tratta infatti di un buco nero piuttosto piccolo rispetto ai buchi neri ipermassicci che occupano il centro delle galassie.

L’osservazione dei raggi X

I raggi X osservati sono un prodotto della violenta accelerazione dei gas strappati alla stella ad ogni passaggio ravvicinato con il buco nero. Questi precipitano all’interno del buco nero raggiungendo una temperatura di due milioni di gradi. Il buco nero in questione è anche particolarmente “vorace” visto che ad ogni passaggio ravvicinato strappa alla stella una massa equivalente a tre volte quella della Terra.

Una questione di frequenza

Fino ad oggi si erano osservati “pasti” di buchi neri molto più grandi o molto più piccoli rispetto a quello di 2MASX J02301709+2836050. Ma le dimensioni del “pasto” non sono l’unica cosa insolita di questo buco nero. La frequenza dei pasti è una delle altre peculiarità del fenomeno osservato. Non sempre il buco nero divora la vittima in un sol boccone: nei cosiddetti  eventi di distruzione mareale la stella donatrice viene sbocconcellata, con “morsi” gravitazionali intervallati talvolta da ore, talvolta addirittura da anni.

In questo caso  fra un pasto e l’altro (e parliamo di pasti che durano una settimana o anche più) passano in media 25 giorni. È proprio questa singolare periodicità che ha permesso agli astronomi di prospettare che la stella donatrice sia per grandezza molto simile al nostro Sole in orbita fortemente ellittica attorno a un buco nero di massa relativamente contenuta situato al centro della propria galassia.

Prima volta

«È la prima volta che assistiamo al reiterato mordere e consumare una stella come il nostro Sole da parte di un buco nero di massa modesta», sottolinea Evans. «I cosiddetti eventi di distruzione mareale parziale e ripetuta sono di per sé una scoperta abbastanza nuova e sembrano rientrare in due categorie: quelli che eruttano ogni poche ore e quelli che eruttano ogni anno o giù di lì. Questo nuovo sistema si colloca esattamente nell’intervallo tra queste due tipologie. E quando si fanno i conti si scopre che anche i tipi d’oggetti coinvolti corrispondono alla perfezione».

Fonti;

Inaf.it

Ansa.it

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