domenica, Maggio 19

Perseverance: nuovi interessanti indizi sull’acqua di Marte

Perseverance: nuovi interessanti indizi sull’acqua di Marte. Il rover, che ha trascorso 1.000 giorni sulla superficie marziana, ha scoperto nuovi dettagli. Questi riguardano la storia di un antico delta lacustre e fluviale sul pianeta rosso. Le nuove informazioni, rilevabili grazie alle dettagliate indagini a terra del rover, stanno aiutando i ricercatori a rimettere insieme il puzzle del misterioso passato di Marte.

Grazie a ciò potrebbero determinare se la vita sia mai esistita su Marte. Perseverance e il suo compagno Ingenuity, sono atterrati nel cratere Jezero il 18 febbraio del 2021. L’obiettivo, la ricerca di segni di antica vita microbica. Perseverance ha da poco completato la sua indagine sul delta di un fiume. Questo sfociava in un lago che riempiva il cratere Jezero miliardi di anni fa.

Lungo il percorso il rover ha anche raccolto 23 campioni di roccia da diverse località del cratere e del delta. Ogni campione, delle dimensioni di un gessetto, è stato racchiuso in tubi di metallo. Questi saranno riportati sulla Terra con la campagna congiunta Mars Sample Return della NASA e dell’Agenzia spaziale europea. Le analisi dei campioni sulla Terra consentirebbe uno studio dettagliato. Questo utilizzando apparecchiature di laboratorio che sarebbero troppo ingombranti per essere inviate su Marte a bordo del rover.

Perseverance e la ricerca

I ricercatori hanno condiviso alcune delle intuizioni che hanno raccolto dal viaggio di Perseverance attraverso Marte. Le informazioni sono state condivise martedì in occasione della riunione autunnale dell’American Geophysical Union a San Francisco. Il rover sta raccogliendo campioni utilizzando uno strumento di abrasione presente sul suo braccio. Inoltre, sta analizzando la composizione della roccia, utilizzando la litochimica a raggi X, uno strumento noto come PIXL.

Alcuni dei recenti campioni di roccia di Perseverance contengono la silice. Questo è un minerale a grana fine che agevola la conservazione di antichi fossili e molecole organiche sulla Terra. Le molecole organiche possono formarsi sia durante processi geologici che biologici. Morgan Cable, vice ricercatore principale di PIXL presso il JPL della NASA ha dichiarato che: “Sulla Terra, questa silice a grana fine è quella che si trova spesso in un luogo che una volta era sabbioso. È il tipo di ambiente in cui, sulla Terra, i resti della vita antica potrebbero essere preservati e ritrovati in seguito”.

Le rocce analizzate contenevano anche ferro associato al fosfato. Questa è una fonte naturale dell’elemento fosforo, che funge da componente del DNA e delle membrane cellulari. Nei campioni è stato rilevato anche il carbonato. Questi minerali indicano ambienti passati ricchi di acqua, elementi che agiscono come capsule del tempo per le condizioni ambientali su Marte fin da quando le rocce si formarono.

Perseverance

Perseverance: le rocce marziane raccontano una storia

Ken Farley, scienziato del progetto Perseverance e professore di geochimica presso il California Institute of Technology, ha dichiarato che: “Abbiamo scelto il cratere Jezero come sito di atterraggio perché le immagini orbitali mostravano un delta. Una prova evidente che un grande lago un tempo riempiva il cratere. Un lago è un ambiente potenzialmente abitabile e le rocce del delta sono un ottimo ambiente per seppellire segni di vita antica come fossili nella documentazione geologica. Dopo un’esplorazione approfondita, abbiamo ricostruito la storia geologica del cratere, tracciando la fase lacustre e fluviale dall’inizio alla fine”.

I ricercatori ritengono che il cratere Jezero si sia formato quando un asteroide si schiantò su Marte 4 miliardi di anni fa. Il lavoro investigativo del rover ha aiutato i ricercatori a determinare che il fondo del cratere è costituito da roccia vulcanica. Questa si è formata a causa del magma che è risalito in superficie o dell’attività vulcanica sulla superficie marziana. Il rover si è imbattuto in campioni di arenaria e pietra fangosa. Questo suggerisce che un fiume scorresse nel cratere milioni di anni dopo la sua formazione.

Uno strato superiore di pietre fangose, ricche di sale, è tutto ciò che rimane di un lago poco profondo che riempiva il cratere. Questo raggiungeva 35 chilometri di larghezza e 30 metri di profondità, prima che alcuni cambiamenti climatici causassero l’evaporazione del lago. Libby Ives, ricercatrice post-dottorato presso il JPL della NASA, ha dichiarato che: “Siamo stati in grado di vedere un quadro generale di questi capitoli della storia di Jezero nelle immagini orbitali. Ma è stato necessario avvicinarsi a Perseverance per comprendere davvero la sequenza temporale in dettaglio”.

Conclusioni

La suite di strumenti di Perseverance ha la capacità di rilevare strutture fossili microscopiche e tracce chimiche lasciate dalla vita microbica. Il rover però non ha rilevato nessuna delle due. Nonostante ciò, le prove geologiche raccolte finora dal rover dipingono un quadro allettante.

Morgan Cable, conclude dichiarando che: “Abbiamo le condizioni ideali per trovare segni di vita antica dove troviamo carbonati e fosfati. Questi indicano un ambiente acquoso e abitabile, così come la silice, che è ottima per la conservazione”. La missione però non è ancora finita. Il rover dovrà ancora studiare un’area vicino all’ingresso del cratere, luogo in cui un fiume ha straripato attraverso il fondo del cratere. L’evento ha lasciato dietro di sé depositi di carbonato.

FONTE:

https://edition.cnn.com/2023/12/14/world/mars-jezero-crater-perseverance-water-scn/index.html

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