domenica, Maggio 19

L’enorme nuvola marziana che ritorna ogni primavera

L’enorme nuvola marziana che ritorna ogni primavera. I ricercatori sono riusciti a scoprire il perché. Cosa causa causando questa meravigliosa formazione naturale sul pianeta rosso? Una nuvola, molto più lunga della California, si muove su Marte. La formazione è stata osservata dall’astrofisico Jorge Hernández Bernal, che l’ha vista per la prima volta nel 2018, anno in cui il Mars Express Visual Monitoring Camera ha pubblicato una nuova foto.

Secondo Jorge Hernández Bernal, che studia meteorologia marziana all’Università dei Paesi Baschi in Spagna, ha riconosciuto immediatamente l’ombra come qualcos’altro. Si trattava di un misterioso fenomeno meteorologico che si stava verificando sul pianeta rosso.

I ricercatori, grazie a delle attrezzature migliori, hanno rivelato la nuvola su Marte. Il team ha poi esaminato più a fondo negli archivi fotografici e ha scoperto che non era la prima volta che la formazione era presente. La formazione era lì da sempre, anche durante la missione Viking 2 della NASA negli anni ’70. Tutto stava nel sapere quando cercarlo.

La nuvola marziana

Jorge Hernández Bernal e il suo team hanno pubblicato le loro osservazioni nel 2020. La formazione è stata soprannominata Arsia Mons Elongated Cloud, o AMEC in breve. I ricercatori ritengono che la nube, che si estende per 1.100 miglia, potrebbe essere la più lunga del suo genere presente nel sistema solare.

Il primo studio è stato poi seguito da un secondo rapporto, recentemente pubblicato sul Journal of Geophysical Research: Planets. Lo studio ha rivelato in quale modo il vulcano crei questa straordinaria nuvola solitaria su Marte meridionale, che sarebbe altrimenti senza nuvole in quel periodo dell’anno.

La nube ghiacciata per decenni è comparsa all’alba sul versante occidentale dell’Arsia Mons, un vulcano spento. L’antica montagna, da cui un tempo usciva la lava, è larga circa 270 miglia alla base e si eleva per 11 miglia nel cielo. La formazione fa impallidire il Mauna Loa, il più grande vulcano terrestre, che è alto circa la metà di quello marziano.

Nuvola marziana e gli strumenti

Ma come mai la gigantesca nuvola è sfuggita per così tanto tempo. Alcuni dei velivoli spaziali presenti attorno a Marte, come il Mars Reconnaissance Orbiter della NASA, sono in orbite sincronizzate con il Sole. Questo significa che le loro fotocamere non possono scattare foto fino al pomeriggio. La nuvola fugace dura solo circa tre ore al mattino, per poi sparire.

La Mars Webcam non era originariamente pensata per la ricerca scientifica. Il suo scopo era fornire una conferma visiva del lander Beagle 2 dell’ESA che si era separato dalla sonda Mars Express nel 2003. Fortunatamente, l’agenzia spaziale ha deciso di riaccendere la fotocamera.

La nuvola, quando la parte meridionale di Marte meridionale entra in primavera, cresce e si allunga, formando una coda sottile sopra la cima della montagna. Però, nel giro di poche ore, la nuvola svanisce completamente nella calda luce del Sole.

Perché l’Arsia Mons di Marte crea la gigantesca nuvola?

Tanto per cominciare la nuvola non è il fumo di un’eruzione vulcanica. Gli scienziati conoscono da tempo i vulcani del pianeta rosso, tutti ormai spenti. Possiamo parlare del cosiddetto “effetto orografico”, ossia della fisica dell’aria che sale sopra ad una montagna o un vulcano.

I ricercatori hanno eseguito una simulazione al computer ad alta risoluzione dell’effetto di Arsia Mons sull’atmosfera. Sulla montagna ci sono forti venti che sferzano ai suoi piedi, eventi che creano onde gravitazionali. L’aria umida viene quindi temporaneamente compressa e spinta su per il fianco della montagna. Le correnti d’aria esplodono fino a 45 mph, costringendo la temperatura a scendere di oltre 54 gradi Fahrenheit.

Tutto ciò consente all’acqua di condensarsi e congelarsi a circa 28 miglia sopra la vetta del vulcano. Per circa il cinque-dieci percento dell’anno marziano, l’atmosfera è perfetta per poter creare la nuvola, con il cielo polveroso che aiuta l’umidità ad aggrapparsi all’aria.

Conclusioni

La simulazione degli scienziati, nonostante abbia avuto successo nel formare la nuvola nelle condizioni uniche di Arsia Mons, non è riuscita a replicare la lunga coda della nuvola. Gli scienziati affermano che si tratta di un mistero che potrebbe essere risolto con gli spettrometri, dei dispositivi da mettere sui velivoli spaziali che identificano i tipi di particelle in una sostanza. Uno studio più approfondito del ghiaccio d’acqua della nuvola potrebbe fornire ai ricercatori ulteriori indizi.

Jorge Hernández Bernal conclude spiegando che: “Mi piacerebbe vedere questa nuvola con i miei occhi. A volte pensiamo allo spazio come a un’utopia. Sono felice di guardarlo dalla Terra”.

FONTE:

https://mashable.com/article/mars-long-cloud-arsia-mons-volcano

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