giovedì, Maggio 9

Pericolo stellare per i pianeti identificato da Chandra

Pericolo stellare per i pianeti identificato da Chandra. Gli astronomi hanno identificato una nuova minaccia per la vita su pianeti simili alla Terra. La scoperta è stata fatta utilizzando i dati dell’Osservatorio a raggi X Chandra della NASA e altri telescopi.

Una fase che influisce è quella durante la quale gli intensi raggi X delle stelle esplose possono arrivare a colpire pianeti distanti anche oltre 100 anni luce. Questo aspetto, come delineato in un comunicato stampa, ha importanti implicazioni per quanto riguarda lo studio degli esopianeti e della loro abitabilità. Il documento che descrive il risultato ottenuto dalla ricerca è apparso su The Astrophysical Journal.

Il pericolo stellare

La nuova minaccia individuata proviene dall’onda d’urto di una supernova, che colpisce il gas denso che circonda la stella esplosa. Quando si verifica questo impatto si potrebbe produrre una grande dose di raggi X, un energia che potrebbe raggiungere un pianeta simile alla Terra.

L’evento potrebbe avvenire mesi ma anche anni dopo l’esplosione, un energia che potrebbe perdurare per decenni. Un’esposizione così intensa potrebbe riuscire ad innescare un evento di estinzione sul pianeta.

La nuova ricerca, che riporta la minaccia analizzata, si basa sulle osservazioni a raggi X di 31 supernovae e le loro conseguenze. Le osservazioni per lo più provengono dall’Osservatorio a raggi X Chandra della NASA, dalle missioni Swift e NuSTAR e dall’XMM-Newton dell’ESA. Questi mostrano che i pianeti possono essere soggetti a delle dosi letali di radiazione, anche da una distanza di circa 160 anni luce.

Le quattro supernovae presenti nello studio, che sono rispettivamente SN 1979C, SN 1987A, SN 2010jl e SN 1994I, sono state mostrate attraverso delle immagini composite. Queste contengono i dati di Chandra presenti nell’immagine supplementare.

Pericolo stellare: i dettagli

La maggior parte della ricerca sugli effetti delle esplosioni di supernova, prima dell’ultimo studio, si era concentrata sul pericolo riguardanti due periodi. Questi sono rispettivamente l’intensa radiazione prodotta da una supernova nei giorni e nei mesi successivi all’esplosione e le particelle energetiche che arrivano anche a centinaia se non migliaia di anni dopo.

Se i raggi X finiscono per investire un pianeta vicino, la radiazione potrebbe alterare gravemente la chimica atmosferica del pianeta. Questo processo, per un pianeta simile alla Terra, potrebbe spazzare via una porzione significativa di ozono, un elemento che protegge la vita dalla pericolosa radiazione ultravioletta della sua stella ospite.

Le radiazioni, inoltre, potrebbero anche portare alla scomparsa di un’ampia gamma di organismi, in particolare quelli marini, specie alla base della catena alimentare, una condizione che innescherebbe un evento di estinzione.

Dopo anni di letale esposizione ai raggi X dall’interazione della supernova e l’impatto della radiazione ultravioletta dalla stella ospite di un pianeta simile alla Terra, potrebbe essere prodotta una grande quantità di biossido di azoto. Questo causerebbe una foschia marrone nell’atmosfera. Potrebbe verificarsi anche un “de-greening” delle masse terrestri a causa di danni alle piante.

Tra le quattro supernove quella che ha prodotto il maggior numero di raggi X è SN 2010jl. Gli autori hanno stimato che la supernova abbia emesso una dose letale di raggi X, per dei pianeti simili alla Terra, ad una distanza di meno di 100 anni luce.

Conclusioni

Ci sono delle prove forti, tra cui è incluso il rilevamento in diverse località in tutto il mondo di un tipo di ferro radioattivo, che eventi di supernove si sono verificati vicino alla Terra, in un periodo risalente tra i 2 milioni e 8 milioni di anni fa. I ricercatori hanno stimato che queste supernove fossero localizzate ad una distanza compresa tra i 65 e i 500 anni luce dalla Terra.

Sebbene la Terra e il Sistema Solare siano attualmente in uno spazio sicuro in termini di potenziali esplosioni di supernova, molti altri pianeti nella Via Lattea non lo sono. Questi eventi ad alta energia ridurrebbero, in maniera drastica, le aree presenti all’interno della galassia della Via Lattea, nota come “Zona abitabile galattica”. Questo è un luogo in cui le condizioni sarebbero favorevoli alla vita così come la conosciamo.

Gli autori, visto che le osservazioni a raggi X delle supernove sono scarse, in particolare della varietà che interagiscono fortemente con l’ambiente circostante, vogliono sollecitare le osservazioni di follow-up delle supernove interagenti per mesi e anni dopo l’esplosione.

FONTE:

https://www.nasa.gov/mission_pages/chandra/images/new-stellar-danger-to-planets-identified-by-nasas-chandra.html

About The Author

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Verified by MonsterInsights